Depuratore, l'opposizione: |"Risposte o atti in Procura" - Live Sicilia

Depuratore, l’opposizione: |”Risposte o atti in Procura”

Numerosi consiglieri comunali hanno chiesto chiarezza sulle condizioni del territorio dove sorge l'impianto "che - affermano -oltre tutto non funziona". Il vice presidente del Consiglio Marchese tira in ballo la Città metropolitana, ma il sindaco Di Guardo replica: "Le vasche funzionano. L'emergenza è la frana e domani verrà il direttore del Genio civile". LE FOTO DELLA FRANA

dopo la frana
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Da sin Caruso, Russo, Marchese

CATANIA – Si fanno sempre più accesi i toni sulle condizioni del depuratore consortile, dopo che, dopo le piogge dello scorso fine settimana, una frana lo ha investito in pieno. Una situazione non certo nuova, ma che, dopo l’ultima frana, è tornata al centro della cronaca. Oggi pomeriggio, nella sede del Comune etneo, numerosi consiglieri dell’opposizione hanno alzato la voce – arrivando, qualcuno, a chiedere le dimissioni del sindaco Di Guardo – accusando l’amministrazione di non aver voluto approfondire una vicenda nota da almeno tre anni, chiedendo immediata messa in sicurezza dell’area, la restituzione delle somme della depurazione e avanzando la richiesta di non procedere con l’ampliamento dell’impianto consortile, per cui sono previsti oltre 200 milioni.

Uno smottamento del 2012, aveva infatti già mostrato la fragilità di quella porzione di territorio, dal punto di vista idrogeologico, tanto che la classificazione regionale di rischio nel Pai è di R4. Insomma, carte alla mano i rappresentanti dell’opposizione, hanno evidenziato l’atteggiamento del sindaco e della sua giunta nell’affrontare la delicata situazione. Non solo: la preoccupazione ribadita è di inquinamento del suolo e delle falde acquifere, di fronte a un mancato o scorretto funzionamento del depuratore, cui tra l’altro, sarebbero allacciate pochissime utenze.”Chiediamo – ha esordito il consigliere Russo – di non continuare a valutare il progetto di ampliamento del depuratore. Non vale la pena investire soldi in un’opera che, a nostro avviso, andrebbe spostata in un luogo più sicuro, a tutela di tutti”.

Giovanni Giaccone, veterano della battaglia per la restituzione del canone di depurazione, ha ripercorso alcune tappe dall’anno della delibera votata dal consiglio, il 1987, quando fu deciso che il luogo dove realizzarlo doveva essere contrada Cubba e non la zona commerciale, fino agli ultimi giorni. “Questa non è una battaglia che ha un colore politico – ha detto –  ma di tutta la cittadinanza che paga un servizio inesistente”. Per il consigliere, l’impianto sarebbe fermo e quindi il canone non dovuto e le acque sarebbero scaricate altrove, con conseguente inquinamento. Inoltre, il dissesto idrogeologico dell’area richiederebbe di ripensare a all’ampliamento. La nostra richiesta è comprendere le condizioni del territorio, da una parte, e il funzionamento vero e proprio del depuratore che, in questo momento, non sappiamo bene a cosa serva – ha ribadito. Quanti soldi si sono spesi per un’opera che dopo quasi trent’anni non funziona? Se non avremo risposta esaustiva da parte dell’amministrazione, saremo costretti ad agire diversamente, mandando gli atti alla Procura della Repubblica”.

Concetto sottolineato anche dal consigliere Serafino Caruso. “Temo che siamo a un punto di non ritorno – ha detto. Noi riteniamo che, nonostante le carte parlino di una cinquantina di famiglie, siano migliaia gli utenti allacciati al depuratore. Inoltre – ha aggiunto – alcune documentazioni acquisite ci fanno pensare che il depuratore non funzioni. D’altronde – ha sottolineato – l’utenza elettrica è di un migliaio di euro, come quella di una famiglia”. La presidente della commissione al Bilancio, Maria Antonia Buzzanca ha evidenziato, invece, come la frana fosse prevedibile e già evidente. “L’amministrazione fa la guerra alla discarica ma non dice nulla sul disastro ambientale che abbiamo al Sieli – ha affermato – eppure è un dissesto acquisito”.  Il consigliere Franco Galasso si è soffermato sulla necessità di intervenire prima che si concedano ulteriori finanziamenti e la messa in sicurezza dell’area, il consigliere Salvo Foti sull’aspetto delle acque nere scaricate mentre il consigliere Aldo Parrinello sulle periferie e sulle condizioni di tutto il territorio misterbianchese quando piove.

Ma è il vice presidente del consiglio, Matteo Marchese, che ha puntato l’attenzione su un aspetto più ampio, che coinvolge anche il Comune di Catania e tanti altri enti. “Ribadiamo la richiesta all’assessore Contrafatto di verificare lo stato del depuratore – ha affermato – ma la questione del dissesto dell’area non riguarda solo Misterbianco, ma tutta la città metropolitana. Qui passerà parte del canale di gronda – ha continuato – che riguarda Catania e anche altri Comuni. La priorità è mettere in sicurezza, l’ambiente e il territorio e sospendere il canone”. Anche la Geologa Angela Aiello, presente in conferenza ha avanzato forti preoccupazioni per l’opera per cui sono stati stanziati oltre 50 milioni, che potrebbe aumentare i disagi. “I 204 milioni che dovevano servire per l’ampliamento del depuratore – ha detto – si usino per mettere in sicurezza l’intera area”.

“Il depuratore funziona. I consiglieri non sanno quello che dicono”. Il sindaco Nino Di Guardo ha replicato a quanto affermato dall’opposizione. “Che possiamo fare noi contro la natura? – ha aggiunto. Domani verrà il direttore del Genio civile – ha continuato – abbiamo allertato geologi e la Protezione civile. Domani vedremo di che si tratta e prenderemo tutti i provvedimenti”. Il primo cittadino ha dichiarato di aver parlato con l’assessore Contrafatto e di averle chiesto quali saranno i prossimi passi. Io ho segnalato la criticità legata alla frana che dobbiamo fronteggiare – ha continuato. Verranno, esamineranno la situazione e poi prenderemo le decisioni da fare. È una sciagura e noi la stiamo affrontando”. Ma per il sindaco il depuratore è in attività. “Le vasche funzionano, non c’è situazione di emergenza rispetto al depuratore – ha concluso – ma sulla frana si”.

 

 

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