Presidente dei costruttori siciliani, degli industriali nisseni, arrestato per mafia, assolto e ri-arrestato nel giugno 2010. Pietro Di Vincenzo ha deciso di parlare ai magistrati di Caltanissetta e le sue rivelazioni sono contenute in due verbali dell’estate 2010. L’imprenditore, a capo di una holding che si occupa di costruzioni, infrastrutture, ma anche della costruzione di dissalatori e dello smaltimento dei rifiuti, ha ricostruito oltre vent’anni di finanziamenti e contributi dati a politici di destra e sinistra. Non tangenti, tiene a sottolineare Di Vincenzo – a suo dire le sue aziende non avrebbero bisogno di “spinte” per vincere gli appalti – ma un modo per oliare la burocrazia e prevenire ogni possibile intoppo o perdita di tempo.
Nomi e cognomi. Quando Di Vincenzo è stato arrestato, nella sua valigetta 24 ore è stato trovato un lungo elenco di politici. Un “libro paga”, come è stato subito ribattezzato. Così, dopo che l’imprenditore ha confessato le consegne di denaro a Rudy Maira, Salvatore Cardinale, Giuseppe Lumia e una pletora di politici ormai in pensione, i magistrati nisseni cominciano a leggere l’elenco dei nomi dell’appunto di Di Vincenzo, i cui contenuti sono rivelati sul numero di “S” in edicola da sabato 22 ottobre. E l’imprenditore dice “si” o “no” a seconda di chi avrebbe foraggiato oppure no. Facendo tremare i big della politica siciliana e non solo.