Diario in camera ardente | "Ciao, Giacomì..." - Live Sicilia

Diario in camera ardente | “Ciao, Giacomì…”

Angelo Capodicasa

L'ex presidente della Regione dedica un toccante ricordo al deputato del Pd Giacomo Di Benedetto improvvisamente scomparso nei giorni scorsi. "Alla fine é stato il tuo cuore, il tuo grande cuore, il tuo immenso cuore ad averti tradito?"

Angelo Capodicasa
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E così, Giacomì, alla fine é stato il tuo cuore, il tuo grande cuore, il tuo immenso cuore ad averti tradito? Chi l’avrebbe mai detto. A volerci riflettere sopra per un momento, poteva essere qualunque parte di te a farci questo sgarbo, ma il cuore no. Quel cuore era la parte più sana, più bella di te e non poteva essere proprio lui a tradire. Forse sarà perché ne hai abusato troppo e si é stancato.

Cuore e mente…mente e cuore…alla fine può capitare che uno dei due si stanchi e stramazzi. Ed a cedere per primo stavolta é stato lui, il cuore. Solo che alla tua età non toccava ancora a te, il “piccolino” della compagnia. Un vero spreco. E poi proprio ora, mentre stavi sputando l’anima per la tua gente e correvi come un dannato. E non lasciavi nulla indietro, fosse anche la più insignificante delle riunioni. Forse si é stancato perché pretendevi troppo da lui, forse perché non gli davi tregua ad ogni momento di ogni santo giorno per rincorrere anche il più piccolo dei problemi della tua città, forse perché fidandoti troppo di lui lo maltrattavi col tuo disordine alimentare, lo sfidavi fumando senza posa, o forse solo perché lo impegnavi troppo, per amore della vita. Quelli che non ti conoscevano bene scambiavano la tua timidezza per superbia, il tuo riserbo per supponenza e non capivano che invece era signorilità, misura, che é il contrario della volgarità e dell’esibizionismo.

Facevi tutto in punta di piedi, senza eccessi: amavi il cibo senza essere crapulone, eri colto senza sbatterlo in faccia agli altri, amavi viaggiare senza esibirlo, amavi la campagna ed il mare, tenevi all’amicizia sopra ogni cosa ed amavi la politica che, pur con tutte le sue traversie, “é bella”, quando é piena di valori. Perfino l’uscita di scena é stata in “stile Giacomino”: una botta e via. Senza enfasi, senza appesantimenti, senza lungaggini, senza volere dare troppo disturbo, quasi con discrezione. Non ci hai dato neanche il tempo di chiederti quale bandiera volevi che ti avvolgesse, se quella rossa o quella del Pd, o tutte e due assieme; che musica volevi che si suonasse al funerale, se quella epica, di lotta e di speranza o quella colta “da requiem”; o (perché no?) quella bellissima che si usa nelle processioni che invoca “Angeli, versate lacrime…”; che vestito indossare, se quello blu da cerimonia, che non usavi quasi mai, o quello informale che normalmente preferivi.

Stavolta il tuo proverbiale “senso pratico” non é stato molto “pratico”, almeno per noi, per i tuoi compagni di partito, per i tuoi amici, per quelli di Raffadali, per quelli che ti conoscevano, e poi per Ester, che é rimasta sola ed affranta. Ma di tutto ciò non te ne vorremo: del resto come potremmo, dopo averti conosciuto. Per perdonarti, ci faremo bastare il tuo ricordo, il tuo disinteresse, la tua onestà, il tuo entusiasmo, il tuo gusto della vita, la tua sobrietà ed il tuo pudore. Che di questi tempi, sono beni preziosi. E scusaci, se in questa circostanza, non siamo stati capaci di silenzio, che forse preferivi di più. Ciao Giacomì.


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