Diciotti, il verbale di Piantedosi: | "C'era allarme infiltrati sui barconi" - Live Sicilia

Diciotti, il verbale di Piantedosi: | “C’era allarme infiltrati sui barconi”

È quanto si legge sul verbale secretato del capo di gabinetto del ministro Salvini.

CATANIA
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ROMA – C’era un “allarme generalizzato” sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c’era un “allarme specifico”, ma “il modello di comportamento” del Viminale teneva conto del pericolo: “C’è il tema di proteggere le frontiere”. È quanto detto ai magistrati di Catania – si legge sul verbale secretato risalente allo scorso 12 novembre – dal prefetto Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini, sul caso Diciotti.

Piantedosi è stato ascoltato dai magistrati del Tribunale dei ministri a Catania in qualità di persona informata sui fatti, in merito al caso di Diciotti per il quale è stata chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Il giudice chiede al prefetto se c’erano segnalazioni specifiche di persone a rischio per la sicurezza dell’Italia a bordo della Diciotti. “No – risponde il prefetto – non specifica, ma noi abbiamo avuto nei mesi precedenti segnalazioni generiche sull’allarme”. Nel Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica svoltosi a San Luca (Reggio Calabria) a Ferragosto, ricorda, “si parlò anche di questo, alla presenza anche del comandante generale delle Capitanerie di porto e dove si disse, rappresentazione fatta dalle agenzie di intelligence, che il tema degli sbarchi coinvolgeva anche i temi di difesa delle frontiere dall’arrivo di possibili radicalizzati e ne abbiamo esempi eh…anche da ultimo, casi che sono andati anche nelle cronache, addirittura persone in precedenza espulse, soprattutto dalla Tunisia, espulsi per motivi di ordine pubblico, in quanto radicalizzati e poi rientrati attraverso gli sbarchi. C’è stato – osserva – il caso di un gambiano, etnia che per esempio tende ad utilizzare la rotta libica. Voglio dire, c’è un allarme generalizzato, in questo caso non lo sapevamo perchè non avevamo un allarme specifico però…diciamo che il modello di comportamento tiene conto anche di questo: non è che non li voglio fare arrivare perchè sono stranieri ecco, c’è il tema di proteggere le frontiere, la protezione delle frontiere anche dalla possibile verificazione di cortocircuiti di questo tipo”.

Nella relazione inviata dal Tribunale di Catania al Senato, in merito al possibile rischio di infiltrazione di persone che potevano rappresentare una minaccia, si legge che “nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di ‘persone pericolose’ per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale”.

Tra la documentazione del procedimento Diciotti, a quanto si apprende, ci sono anche scambi di messaggi whatsapp tra alti funzionari del Viminale e gli ufficiali delle Capitanerie di porto nei giorni precedenti lo sbarco, in cui si parla delle trattative con l’Europa e della necessità di attendere le eventuali decisioni di Bruxelles prima dell’indicazione del porto di sbarco.

(ANSA)

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