Distefano, il genio etneo si racconta: | "In Italia troppe raccomandazioni" - Live Sicilia

Distefano, il genio etneo si racconta: | “In Italia troppe raccomandazioni”

Vi proponiamo l'intervista realizzata a gennaio al genio biancavillese che è riuscito a conquistare l'inventore del colosso Facebook.

Dino Distefano

CATANIA. Ad un certo punto, Dino Distefano dev’essersi sentito un pò come Cristoforo Colombo: la traversata dell’oceano diventava infinita ma di terra nemmeno l’ombra. E nel caso del genio informatico biancavillese, oggi acclamato dal pianeta intero, è stato un pò così: a capo della sua equipe, passavano i mesi e gli anni, ma il risultato non arrivava. Finchè la fiamma non si è infervorata di botto. Il quarantenne, Dino Distefano, insignito poco meno di due mesi fa del prestigiosissimo Roger Needdham Award (una sorta di Nobel del mondo informatico), alla fine ha avuto ragione: notti insonni passate ad elaborare equazioni da tradurre poi in esperimenti in laboratorio che hanno premiato la testardaggine ma anche, e soprattutto, quel genio che non gli era stato riconosciuto in Italia. Nel suo Paese. “Diciamo che all’estero le raccomandazioni contano poco, fortunamente”. Già. Per fortuna. E così, Dino Distefano da Biancavilla, dopo non aver trovato alcun appiglio in Sicilia e dopo essere stato “scartato” dall’Ateneo di Pisa, non ha ceduto. Costretto a migrare prima in Olanda e poi “promosso” a Londra dove oggi è docente ordinario alla Queen Mary University e dove ha avuto modo di inventare e brevettare quel marchingegno che oggi lo ha portato alla ribalta mondiale della Scienza: l’invenzione di Infer, una soluzione che permette ai piccoli e grandi sistemi elettronici di non andare in tilt. Dalle auto agli aerei. “Mi rendo perfettamente conto che certe cose possono farsi solo nel contesto giusto – ci dice un cordialissimo Dino Distefano – ; in contesti che ti offrono la possibilità di dimostrare quanto vali. Ed io sono andato nel posto che credevo fosse quello giusto e non mi sono sbagliato. Credo che se vuoi fare ricerca ad alti livelli devi andare dove ci sono risorse, finanziamenti ed un ambiente nel quale si crede. Qui, tutto questo non c’era. Ed io, non potevo restare in Italia”.

E quella del genio biancavillese è stata una invenzione che sta già decretando i primi cambiamenti (in positivo, s’intende) nella creazione di nuovi marchingegni elettronici: “Onestamente non mi attendevo tutta questa attenzione. Sapevo che, ciò che stavo facendo, avrebbe attirato l’interesse della comunità scientifica ma non immaginavo che sarebbe andata oltre. Ho studiato un tipo di tecnologia che risolve problemi che sono attuali e sono diventati importanti anche grazie all’attenzione dei media: e c’è stata un’attenzione che mi ha catapultato in una dimensione che mi da l’occasione di far conoscere e sapere il duro lavoro che c’è dietro a progetti come questo”.

E l’attribuzione del Roger Needdham Award è stato il giusto e meritato riconoscimento. “E’ vero, il momento più gratificante è stato senza dubbio la notizia dell’attribuzione del premio. E’ un po’ quello che dicevo prima: si tratta del duro lavoro e delle dure ricerche che sono costate sacrifici ed anni. Un lavoro che condotto non da solo ma assieme alla mia equipe. Ed è stata dura anche vedere che il tempo passava ma non accadeva niente ma ad un certo punto il risultato è venuto: ed è cambiato tutto. Un’altra soddisfazione è stata, poi, quella di essere presente alla Royal Society per tenere una lezione: sapere di essere lì, dov’erano stati i grandi come Newton, è stata una emozione davvero difficile da descrivere”. Emozioni che la sua terra aveva provato a tarpare voltandogli le spalle. Ma lui, come tanti altri della sua generazione, è stato più caparbio: ed il sogno si è realizzato.


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