Palermo, Jean Monnet: si indaga sugli accordi con Asp e ospedali

Università fantasma Jean Monnet: si indaga sugli accordi con Asp e ospedali

Caccia ai soldi del rettore Salvatore Messina

PALERMO – L’inchiesta sull’università “fantasma” Jean Monnet segue due linee. Si indaga sui soldi accumulati con la truffa ai danni degli studenti per scovare dove siano finiti. Circa 20 milioni di euro sarebbero transitati dalla Sicilia in Svizzera e Inghilterra. La retta per Medicina arrivava a costare anche 24 mila euro all’anno.

Il “rettore” Salvatore Messina sarebbe la mente, ma qualcuno lo avrebbe aiutato ad organizzare il riciclaggio e i reati fiscali contestati dal procuratore aggiunto Massimo Palmeri e dal sostituto Vincenzo Amico. Per tracciare i passaggi del denaro al lavoro ci sono i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Nel registro degli indagati sono stati iscritti Messina, il figlio Dario e il marsalese Salvatore Culotta.

E poi bisogna accertare come è potuto accadere che nessuno si sia accorto che i titoli di studio rilasciati dal dipartimento Jean Monnet non avessero alcun valore in Italia. Ecco perché le indagini si estenderanno alle convenzioni stipulate con il Jean Monnet. Ci sono quelle siglate – e ora tutte revocate – con le Asp di Palermo, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, gli ospedali Civico e Buccheri la Ferla di Palermo, Giglio di Cefalù, Cannizzaro di Catania, le cliniche La Maddalena, Noto, Triolo Zancla sempre a Palermo.

Qui hanno fatto tirocinio post laurea gli studenti con in tasca un percorso di studi che vale carta straccia. Alcuni hanno lavorato come specializzandi, ciò significa che hanno contribuito alle cure ricevute dai pazienti senza avere alcun titolo per farlo.

Il ministero dell’Università e della ricerca ha spiegato che “non risulta sia mai stato stipulato” l’accordo bilaterale tra l’Italia e la Bosnia Erzegovina che avrebbe dovuto dare attuazione (in base all’art.9) alla cooperazione fra i due Paesi, sancita con legge il 10 febbraio del 2015. Accordo che in particolare avrebbe dovuto stabilire “il riconoscimento dei titoli universitari per equipollenza diretta”.

Il Mur ha aggiunto che “l’università di Goradze risultava accreditata in Bosnia Erzegovina ma con un procedimento soggetto a procedura di riesame. La procedura di accreditamento prevede, in tal caso, l’acquisizione preventiva di alcuni pareri. Tra questi quelli del ministero degli Interni e del ministero degli Esteri, ma anche del Comitato regionale di coordinamento delle Università, del Consiglio universitario nazionale e dell’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e per la ricerca. L’accreditamento viene concesso con decreto del ministro”.

Nel dicembre scorso l’Università di Gorazde ha perso ogni accreditamento in Bosnia e a cascata sono esplosi i problemi anche in Italia. Il Mur ha quindi ritenuto “che non ci fossero le condizioni per prendere in considerazione tale istanza”. Eppure nessuno si è informato prima di aprire le porte in ospedale o in clinica agli studenti per i tirocini e la specializzazione post laurea. Di una laura farlocca, però.

Nel frattempo il numero degli studenti truffati cresce. Avrebbe già raggiunto quota 250 nella sola città di Palermo.


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