PALERMO – Inizia poco dopo le 11.30 la direzione regionale del Partito democratico, al San Paolo Palace Hotel. Era stata convocata una settimana fa, ma l’esplodere della cosiddetta questione morale, che ha portato alle dimissioni del coordinatore e della tesoriera, dopo i fatti di Messina, aveva anche fatto pensare di rinviarla, soprattutto dopo che ieri era arrivata la conferma dell’assenza di Epifani.
Altra assenza eccellente quella di Rosario Crocetta, che pure aveva confermato la sua presenza ad una direzione regionale che, fra i nodi da sciogliere, ha proprio quello dei rapporti col Megafono, la creatura del governatore. Il “fascicolo Crocetta” è chiarito alla stampa poco prima dell’inizio della direzione dal parlamentare Antonello Cracolici, che afferma: “Siamo cristiani, non musulmani. Non professiamo la poligamia. Riteniamo che non si possa militare in due partiti. Io credo che si stia inspiegabilmente esasperando un confronto che può anche aiutare l’azione di governo di Crocetta”.
“Ma – prosegue Cracolici – è necessario avere un confronto serrato fra governo e Pd su come aiutare questa esperienza di governo. Crocetta ha avuto il grande merito di avviare una rimoralizzazione della politica, ma occorre rappresentare un governo forte che affronti anche gli altri problemi. All’interno del Pd – conclude – ci si deve interrogare sull’abbassamento delle regole, che ha consentito nel Pd il sorgere di tante vicende che riempiono le pagine dei giornali. Dobbiamo darci regole più ferree”.
Il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli, portavoce dei renziani di terra sicula, anticipa invece la proposta di un ordine del giorno che chiede primarie aperte per l’elezione del segretario regionale. “Ci sono i padroni delle tessere – afferma a Livesicilia -, come ben sappiamo, ed è una logica che occorre superare. Ad esempio, guardiamo alla ‘questione Messina’: quasi tutti i circoli sono appannaggio di Genovese. Allora una proposta come la nostra, che chiede primarie aperte, può essere di aiuto per fronteggiare la cosiddetta questione morale interna e dimostrando che ci sono pari opportunità”.
L’ordine del giorno predisposto dai renziani introduce nel dibattito interno la questione posta da Crocetta nei giorni scorsi, quando, rinfocolando le polemiche sui rapporti fra Pd e Megafono, aveva utilizzato la metafora della ‘casta’ e della ‘suburra’. “Eliminare agli elettori la possibilità di partecipare alle primarie per l’elezione del segretario nazionale e dei segretari regionali – si legge nel documento – snaturerebbe il Pd e sarebbe un grave errore perché renderebbe la nostra proposta politica più debole”.
La questione morale è comunque la vera protagonista della direzione del Pd. Lo sottolinea, aprendo i lavori, anche il segretario regionale Giuseppe Lupo, che sovverte l’ordine del giorno e inizia subito dalla questione spinosa che ha terremotato il Pd messinese. E poi i rapporti con il Megafono, il bilancio, temi che si devono sciogliere in vista del congresso regionale. “Per il Pd questa è un’occasione straordinaria. Siamo unica speranza per la Sicilia – dice il segretario regionale – Adesso governiamo quasi ovunque. Dato elettorale importante per rilanciare il Pd e per rafforzare il nostro progetto”. E sui rapporti con Crocetta: “Il nostro sostegno a Crocetta è convinto. Il Pd ha sostenuto con forza il governo soprattutto quando abbiamo lavorato insieme per l’approvazione della finanziaria. Stiamo lavorando sulle incompatibilità. Occorrono norme di partito e norme di legge per rafforzare la buona politica. Vogliamo essere più crocettiani di crocetta sui temi dell’antimafia sulla trasparenza sulla moralità. Sono i nostri valori e sono fondativi del nostro partito. Per questo siamo al fianco di Crocetta e a sostegno del governatore. Non c’è bisogno di sottolineare sempre se siamo concordi con lui”.
Poco prima delle 13.00 è arrivato anche Rosario Crocetta, indossa una vistosa spilla del Megafono. Subito dopo l’intervento di Miguel Donegani, l’atteso intervento del presidente: “la partita è sul perché ci siamo divisi a Piazza Armerina? Non sono andato, cosi come non sono andato in nessun luogo dove non c’era il Pd. Questa alleanza ha funzionato? Sì. Il Megafono non è un partito, una corrente. E’ un’idea. E non vedo perché dovrei rinunciare a un’idea o abbandonare il partito democratico lasciandolo nelle mani della degenerazione. Il Pd siciliano ha sempre bisogno di un nemico. Prima era Lombardo, il nemico, ora sono io. Non entrerò in questi giochetti. Io sono stato usato dal Pd nella vicenda del Megafono”.
Quindi il contrattacco al suo ex pupillo Ferrandelli: “se è quesro il partito che volete non ci sto, il mio partito è quello di Pio La Torre”. Crocetta ne ha per tutti, con l’affondo sui nomi proposti per la giunta regionale: da Cocilovo, “che qualche problema con la formazione ce l’ha”, a Crisafulli, cui si è rivolto direttamente: “Si e’ fatto anche il tuo nome, ma tu credi veramente di poter fare l’assessore?”, a Rinaldi. Nervi tesi in sala, volti scuri. E Crocetta rimarca: “Mi avete chiesto la testa di Nelli Scilabra. Forse perché ha messo mano alla moralizzazione della formazione?”.
A margine del suo intervento risolutore, prima di ritirarsi insieme a parte della sua giunta, la battuta provocatoria del governatore: “Nelli Scilabra segretario del Pd, questo sarebbe l’unico atto innovativo degli ultimi dieci anni. E io potrei anche candidarmi alla segreteria nazionale”.
Alle 15.00, il dibattito alla direzione regionale del Pd prosegue, dopo l’intervento durissimo del governatore Crocetta. Tra gli altri ha parlato Mirello Crisafulli, che ha ribadito le sue critiche ai rapporti tra Partito democratico e Megafono. Successivamente è stata la volta di Beppe Lumia, che invece ha criticato il partito per le divisioni e le prese di posizioni criciche nei confronti del presidente che, ha argomentato il senatore, “sta rischiando molto con l’operazione di rottura rispetto al sistema di potere che sta portando avanti alla Regione”. Lumia inoltre ha chiesto norme più severe sulla questione morale e ha invitato il partito ad andare avanti all’Ars nell’appoggiare la legge-anti parentopoli. Intanto Crocetta si trova ancora nell’hotel palermitano insieme ad alcuni suoi assessori.
In un lungo intervento Antonello Cracolici ha esortato il partito ad affrontare la questione morale, che esiste, ricordando che da due anni ormai le inchieste investono esponenti del Pd e criticando scelte come quella di candidare Francesco Riggio alle ultime Regionali. Cracolici, però, ha chiesto di tenere distinta la questione morale da quella politica, ribadendo le critiche alle scelte operate dal Megafono: “Non si può stare in due partiti contemporaneamente” sintetizza l’ex capogruppo del partito.
Prosegue il dibattito. Crocetta è già andato via. Lillo Speziale ha criticato il comportamento del presidente della Regione, che ha lasciato la sala subito dopo aver parlato e ha esortato il partito ad “assumere l’iniziativa sulla questione morale, senza aspettare i magistrati. Mettiamola come discriminante, stabilendo che nessuno può acquistare i blocchetti delle tessere”. L’ex presidente della Regione, Angelo Capodicasa si è detto “preoccupato sull’esito di questo conflitto che si è aperto. Comincio a rendermi conto – ha detto – che sarà un problema trovare un punto di sintesi. Fuori si fanno scommesse: Quanto tempo ancora durerà? Forse stiamo sprecando un’occasione storica”.
Nel corso degli interventi più volte è stata evocata una lettera scritta oggi a un quotidiano locale dal presidente della Regione, nella quale Crocetta attaccava il partito per le critiche nei suoi confronti, che lo rendono più debole nel momento in cui si espone contro la mafia e il malaffare. Un’impostazione, quella del presidente, che diversi esponenti del Pd hanno mal gradito, rivendicando la leggittimità delle critiche, pur ribadendo il sostegno al governo.
Baldo Gucciardi, capogruppo all’Ars del Pd, ha rivendicato il ruolo svolto dai deputati democratici a Sala d’Ercole: “Siamo l’unico gruppo rimasto intatto e abbiamo sostenuto con forza le riforme. Su quella delle provincie ci siamo spinti oltre il governo, con la firma del gruppo parlamentare del Pd. Noi sosterremo le riforme e la rivoluzione del nostro presidente, ma io non mi riconosco nella lettera che ho letto oggi sul Gds. Il Partito democratico con quella lettera non c’entra”.
Infine brutto colpo anche per i renziani di Sicilia: l’ordine del giorno sulle primarie aperte è stato ritenuto inammissibile. Giuseppe Lupo, tuttavia, ha manifestato il proprio impegno a portare a Roma l’indicazione della corrente di Ferrandelli.
La direzione regionale del Pd si conclude poco dopo le 17.00, con la votazione di un documento congiunto che definisca la posizione del partito in merito ai temi trattati e in particolare riguardo il “caso Megafono”.