Vorrei iniziare questa lettera scrivendo Gentile Dottor Cirignotta, ma il tono che lei usa nella sua risposta me lo impedisce. Vorrei entrare nel merito delle cose buone fatte dall’assessore che l’ha nominata, delle cose da correggere e dei ritardi nelle riforme avviate, ma il tono della sua risposta me lo impedisce.
Lei usa la sofferenza umana – il termine coma vegetativo, che purtroppo riguarda molti ammalati – per insultare il prossimo. Lei non può farlo. Da persona. Da ex magistrato. Da amministratore di un’azienda sanitaria. Io non sono un anonimo. La mia lettera è firmata e la redazione conosce la mia identità. Non rendo noto il mio nome per non render pubblica la sofferenza di un mio congiunto, per il quale da anni, periodicamente, mi sottopongo all’umiliante trafila che ho raccontato.
Lei insultando me insulta tutti gli ammalati e i loro famigliari: la loro sofferenza, il loro bisogno di solidarietà. In qualsiasi paese civile, un amministratore pubblico che si rivolgesse con questi toni agli utenti, ai pazienti, ai famigliari, sarebbe costretto alle dimissioni o rimosso d’autorità. Chiedo dunque a lei un gesto che ritengo dovuto: si dimetta. Qualora lei non avvertisse il dovere civico di abbandonare il suo posto, chiedo – per la gravità delle sue affermazioni – un intervento diretto dell’Assessore alla Salute, Dott. Massimo Russo. Non ho altro da dirle. Cordialmente.