PALERMO – Si è indagato a lungo su Giuseppe Catanzaro e sulla discarica che l’imprenditore gestisce a Siculiana, nell’Agrigentino. Lo si scopre solo adesso, assieme alla notizia che due inchieste aperte a Palermo e Agrigento sono state archiviate.
Non è stato commesso alcun illecito né in fase autorizzativa, né in quella gestionale per la discarica di Siculiana. A darne notizia è stato, dopo mesi di silenzio, lo stesso Catanzaro. Le archiviazioni sono state decise nel 2014 e nel 2015, ma solo ora che non ci sono più esigenze investigative che riguardano altri soggetti, l’imprenditore ne fa menzione in una lettera inviata alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata. Una lettera di risposta, anche se indiretta, all’audizione in Commissione, nei mesi scorsi, dell’ex assessore regionale Nicolò Marino che ha spesso puntato il dito contro la discarica di Siculiana. Marino è stato pure condannato a risarcire Catanzaro con 45 mila euro per alcune sue affermazioni.
A Palermo l’indagine ruotava attorno alla figura di Gianfranco Cannova, dirigente regionale sotto processo per corruzione: avrebbe intascato mazzette in cambio di favori nel rilascio delle autorizzazioni per le discariche. Anche Catanzaro aveva avuto a che fare con l’ufficio di Cannova e così si è indagato pure su di lui. Risultato: tutto regolare. Come regolari sono stati i rapporti fra l’impresa e il Comune di Siculiana oggetto dell’indagine agrigentina.
“Abbiamo comunicato solo ora le archiviazioni alla commissione nazionale che indaga sui rifiuti – spiega l’avvocato Nino Caleca che assiste Catanzaro – affinché la stessa abbia tutti gli elementi per valutare. Le archiviazioni sono frutto di approfondite indagini che hanno valorizzato anche gli accertamenti amministrativi compiuti dal competente assessorato regionale”. Il riferimento è al lavoro di una commissione dell’assessorato che avviò gli accertamenti proprio su input di Marino.