TRAPANI – L’ex direttore della Caritas, Sergio Librizzi, che sta scontando in carcere una condanna definitiva a sei anni per induzione alla corruzione, è stato sentito oggi dal Tribunale di Trapani. Il procedimento vede imputato di peculato l’ex Vescovo della Diocesi di Trapani, monsignor Francesco Miccichè.
Librizzi è giunto in aula scortato dalla polizia penitenziaria, perché sta scontando la pena residua di due anni nel carcere di Termini Imerese. Da membro della Commissione per il riconoscimento dello status di richiedente asilo Librizzi, spogliato della veste di sacerdote, è stato condannato per avere ottenuto prestazioni sessuali dai migranti in cambio di favori nella pratica per il permesso di soggiorno.
Nella istruttoria processuale dell’indagine contro l’ex vescovo, Librizzi ha riferito delle condotte di monsignor Miccichè, vescovo a Trapani dal 1998 fino al 2012 quando venne rimosso da Papa Benedetto XVI, a proposito dell’utilizzo dei fondi dell’8 per mille destinate anche alla Caritas. Soldi che secondo l’accusa venivano utilizzati dal capo della Diocesi trapanese per proprie utilità personali. Tra qualche non ricordo e conferma delle dichiarazioni rese durante l’istruttoria, fornite dopo le contestazioni del pm Sara Morri, Librizzi ha ripetuto più volte che i soldi destinati alla Caritas “li gestiva tutti il Vescovo. Io mi limitavo a controfirmare il riepilogo annuale”.
Librizzi ha anche detto che sentendo anche le altre Caritas aveva appreso che anche altri Vescovi gestivano in prima persona i fondi della Caritas, “di questo talvolta ci si lamentava in occasione di riunioni a livello nazionale”. Ma sull’uso che monsignor Miccichè faceva di quei soldi, l’ex direttore della Caritas ha detto di non saper nulla. Ha aggiunto che spesso succedeva che progetti della Caritas trapanese venissero finanziati attraverso altri fondi dalla Caritas nazionale.
Librizzi ha anche ricordato quando durante una discussione con l’allora vicario generale, monsignor Liborio Palmeri, si trovò a dover rispondere ad una errata convinzione del collega sacerdote: “Mi disse che io gestivo un sacco di soldi, gli risposi che io non gestivo nulla e che tutto aveva semmai in mano il vescovo”.
Nella stessa udienza di oggi è tornato in aula don Ninni Treppiedi, ex direttore amministrativo della Curia. Ha risposto alle domande del difensore del vescovo, avvocato Mario Caputo, senza però allontanarsi dalle risposte date alla precedente udienza al pm Sara Morri. Rispondendo ad una domanda del presidente del Tribunale, don Treppiedi ha detto che alcune spese il vescovo le destinava a enti o associazioni però nel frattempo sciolte. Circostanza, ha detto, appresa da Librizzi. Questi però a sua volta, interrogato dal presidente Messina, ha detto di non ricordare questo colloquio.