Donna uccisa: il pescatore confessò un anno fa, ma non fu creduto

Donna uccisa e gettata in dirupo| Il pescatore confessò un anno fa

Nel 2019 non fu creduto. Lo scorso agosto l'uomo ha fatto scoprire i resti, ma poi ha ritrattato

PALERMO – È l’alba del primo settembre di un anno fa. Un uomo chiama il 113 e racconta di avere assassinato una donna. Quell’uomo è Damiano Torrente, il pescatore dell’Acquasanta che un mese fa ha rinnovato il macabro racconto, stavolta indicando il dirupo di Monte Pellegrino dove c’erano i resti umani che quasi certamente appartengono a Ruxandra Vesco, 38 anni.

È la stessa donna che esattamente un anno fa Torrente disse di avere ucciso, solo che allora il suo racconto non fu riscontrato. Sembrava strampalato visto che erano i giorni in cui Torrente si autoaccusava di tanti altri omicidi, ad esempio quello della sorella e del cognato.

I poliziotti della squadra mobile ci misero un istante a verificare che erano entrambi vivi.

Nel settembre dell’anno scorso fu disposto il sequestro di un paio di pantaloncini di colore blu sporchi di sangue, un martello e altri resti ematici.

Nel decreto di sequestro si faceva chiaramente riferimento all’ipotesi che Torrente avesse ammazzato nel 2015 la donna rumena. Pochi mesi fa la svolta, con il pescatore che si è rivolto ai carabinieri, tornando ad accusarsi del delitto e indicando il luogo in cui si era disfatto del corpo della povera donna.

Per avere la conferma che si tratti di Ruxandra, si dovrà attendere l’esame del Dna, ma ci sono già dei particolari che non sembrano lasciare dubbi. Fra i resti umani infilati dentro un sacco c’è anche una protesi, che effettivamente era stata applicata alla gamba della donna.

Il legale di Torrente, l’avvocato Alessandro Musso, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari una perizia psichiatrica sull’indagato.

“Non sono stato io”, aveva detto Torrente nel secondo interrogatorio reso al procuratore aggiunto Ennio Petrigni e al sostituto Felice De Benedittis. Un giallo nel giallo.

I carabinieri e i vigili del fuoco hanno recuperato un teschio, alcune ossa, dei brandelli di vestiti. Nell’interrogatorio della marcia indietro l’indagato ha detto di avere parlato sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, di non possedere la macchina, una Fiat Punto bianca, con cui sarebbe stato trasportato il corpo.

Ed ancora, di avere conosciuto la presunta vittima solo nel 2018 in un locale e non 5 anni fa, che non si frequenta da anni con la moglie, della cui reazione si sarebbe spaventato, almeno così raccontava nel primo interrogatorio.

Con la moglie, però, tornata in Romania, si è separato nel 2014, un anno prima del delitto. Non c’è traccia neppure dello spacciatore da cui Torrente ha detto di rifornirsi di droga, né dell’uomo dello Zen che aveva avviato Ruxandra alla prostituzione.

Resta, però, la sua prima confessione che ha consentito il ritrovamento dei resti. Ora è venuto fuori che già un anno fa aveva raccontato dell’omicidio, ma non fu creduto.


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