PALERMO – Sei anni e 10 mesi è la condanna inflitta a padre Salvatore Anello. Avrebbe palpeggiato alcune donne durante gli esorcismi. Dovrà pure risarcire le parti civili con una provvisionale di cinque mila euro ciascuno. Cinque le vittime che si erano costituite con l’assistenza degli avvocati Antonella Arcoleo e Ambra Di Cristina. La sentenza è alla seconda sezione del Tribunale presieduta da Lorenzo Matassa.
“Ero in uno stato emotivo di soggezione. Non ero lucida ed ero emotivamente dipendente dalla preghiera perché all’inizio mi faceva stare meglio. Mi rendevo conto che quello che faceva padre Anello non era giusto, ma non riuscivo a non andare agli appuntamenti”. Così una delle vittime raccontò la violenza sessuale del frate ed esorcista.
L’accusa in giudizio era sostenuta dalla pm Giorgia Righi. Il religioso teneva incontri di preghiera per ottenere la “guarigione e liberazione dai demoni” e avrebbe abusato di donne in difficoltà e con problemi psicologici col pretesto di sottoporle ad esorcismi. Tra i testimoni anche un ispettore di polizia. “Ho visto qualcosa di strano in mia moglie, si contorceva”, raccontò in aula. E così accompagnò la donna dal cappuccino. L’esorcismo è un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa pensare. Interi nuclei familiari chiedono l’aiuto della Chiesa.
“Ogni giorno ricevo da quindici a venticinque famiglie che vengono alcune per la prima volta a cui faccio la preghiera di liberazione e di perdono – aveva raccontato padre Cataldo, al secolo Benedetto Migliazzo, uno dei più anziani esorcisti della Sicilia – perché chi è incappato in questo disturbo si può liberare solo se perdona chi gli ha fatto il male… la scorsa settimana sono venuti due fratelli che ci volevano quattro uomini per tenerli… in una sola volta che non capita quasi mai sono stati liberati e quel giorno c’erano otto o nove posseduti da esorcizzare… è venuto uno da Catania, sono venute persone da Favara, Corleone, Bagheria, Palermo”.
Fu padre Anello a incontrare per primo la moglie del poliziotto: “Le gambe e le braccia le si irrigidivano, padre Anello la toccava con le mani e il corpo si ammorbidiva”. Niente di illecito. Il presidente del collegio, il giudice Lorenzo Matassa, chiede al testimone di riferire se notò mai qualcosa di strano. La risposta è secca: “Se l’avessi visto secondo lei non sarei intervenuto?… per quello che ho visto mi sembra impossibile che abbia fatto queste cose, ma io mano sul fuoco non ne metto per nessuno”. Non sa spiegare esattamente di cosa soffrisse la moglie: “Aveva un senso di angoscia, qualcuno parlava di demoni”. Lo scetticismo riemerge: “Io non ci credo, ci sono andato per amore di mia moglie”. Infine il poliziotto raccontò l’esperienza di una bambina che frequentava il gruppo di preghiera di padre Anello: “Stava malissimo, ci volevano quattro o cinque persone per trattenerla”.