Dopo il capolinea, il precipizio - Live Sicilia

Dopo il capolinea, il precipizio

Le responsabilità partono da lontano e non sono nemmeno riferibili esclusivamente ai precedenti esecutivi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo.

pippo russo
di
4 min di lettura

Siamo giunti al capolinea, oltre c’è il precipizio. Lo sapevamo, lo abbiamo denunciato, gridato, chiedendo un sussulto di dignità, un’assunzione corale e tempestiva di responsabilità. Niente da fare, evidentemente i deputati dell’Assemblea regionale siciliana guadagnano troppo per rendersi conto dell’urgenza dell’azione imposta dai drammatici problemi economici e sociali che ormai non concedono più tempo, stanno esageratamente bene per preoccuparsi dei giovani senza futuro, dei disoccupati, delle imprese che chiudono e delle migliaia di famiglie che stanno conoscendo la povertà. Sono numerosi come le formiche i vari personaggi dell’alta burocrazia e aspiranti, del sottogoverno, delle partecipate, delle sovvenzioni e dei contributi a pioggia, delle consulenze inutili, che girano famelici intorno alle sedi dei partiti perché qualcuno dica finalmente basta.

Avevamo chiesto che si eliminassero le indennità di gabinetto, un altro cancro prodotto dal manuale Cencelli, sostituite dallo straordinario rigorosamente accertato e certificato, di azzerare tutti i contratti con esterni e valorizzare le risorse dell’Amministrazione regionale, esistenti ma mortificate e umiliate costantemente. Niente da fare, siamo rimasti inascoltati, del resto quasi sempre l’arroganza si accompagna al delirio del potere e all’inadeguatezza culturale.

Siamo giunti al capolinea, rovinosamente. Se non possiamo, ovviamente, addebitare tutte le colpe del disastro economico e finanziario all’attuale governo regionale, è anche vero che non ci sentiamo in buone mani per uscire dal tunnel, anzi, vediamo preoccupante improvvisazione, non da ora, dall’inizio, tanto da auspicare il ritorno al voto, e la replicazione di antichi vizi da ancien régime in chi aveva pomposamente annunciato cambiamenti epocali e rivoluzioni.

Ne danno una prova lampante gli ottimi articoli su Livesicilia di Salvo Toscano e di Accursio Sabella, riguardanti lo scandaloso valzer delle nomine, con incredibili recuperi di ex assessori nelle più incredibili mansioni, e gli uffici di staff dei componenti della Giunta diventati oggetto di vere e proprie trattative ai vertici.

No, le responsabilità partono da lontano e non sono nemmeno riferibili esclusivamente ai precedenti esecutivi di Totò Cuffaro e di Raffaele Lombardo, su cui stendiamo un per niente pietoso velo, ma coinvolgono l’intera classe politica, a cominciare dai nostri deputati, parecchi dei quali con diverse legislature alle spalle, che hanno banchettato, sprecato, tutelato privilegi e ricche indennità, lavorando pochissimo e male. Tutti, adesso, a stracciarsi le vesti per gli “scippi” romani di denaro, silenzio sugli innumerevoli “scippi” che sono stati negli anni perpetrati dentro le mura domestiche, in nome di un’autonomia che non abbiamo meritato e non meritiamo.

Coinvolgono i partiti, rimasti, in Sicilia, dei feudi baronali in cui l’iscritto libero non esiste, se non in una irrilevante percentuale, sta dentro pacchetti di tessere, impacchettato appunto, gestiti dal capo corrente cui si deve rispondere nei finti dibattiti che si svolgono nei finti organismi democratici dei partiti, dove le decisioni sono precostituite a tavolino in base ai rapporti di forza. A cominciare dal PD, qui la rottamazione di Matteo Renzi non è mai arrivata, tutt’altro. Non era arrivata nemmeno a Roma, dai fatti di cronaca penale che conosciamo. Forse, è bene che Renzi se lo domandi, non è mai iniziata per davvero da nessuna parte.

La politica, però, è stata solo una componente, non vogliano far credere gli altri cosiddetti “mondi vitali” di essere stati passive vittime degli abusi della politica. Responsabilità ci sono state nel Sindacato, nella Confindustria, nella Chiesa, nelle Università, in un certo associazionismo e in una certa “società civile”, mondi che non hanno disdegnato l’accompagnarsi al potente di turno pur sapendo che ci si avviava verso il baratro e che quel potente andava fermato urlando “il re è nudo”. Infine, noi mi stancherò mai di ripeterlo, ci sono le colpe di noi elettori siciliani, che abbiamo scelto nel segreto dell’urna per rappresentarci nei parlamenti e nei consigli comunali, insieme a persone valide e perbene, venditori, imbonitori, ignoranti e falliti, faccendieri, politicanti da strapazzo, amici dei mafiosi, pur di ottenere un favore, una prebenda, un tornaconto.

Dal nuovo Assessore regionale al Bilancio Alessandro Baccei, che mi appare una persona seria, vogliamo la verità sui conti, una volta per tutte, in particolare sul fantasma ricorrente del buco della sanità. Baccei ha il dovere di dire ai siciliani la verità, a cosa andiamo incontro, chi ha dilapidato, quali le possibili e credibili soluzioni, se si avrà il coraggio di tagliare lì dove mai è stata vista la salutare forbice evitando che paghino eternamente gli stessi. Lo chiedo a Baccei perché temo che il nostro governatore non l’abbia ancora sufficientemente chiaro. Lo chiedo a Baccei, a un non siciliano, perché ho la triste sensazione che ai politici isolani, nazionali e regionali, quanto sta accadendo importi ben poco.

 

 

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