PALERMO – Si svolgeranno questa mattina alle 11 i funerali di Ivan Irrera e del piccolo Gianluca. Parenti e amici potranno salutare per l’ultima volta padre e figlio nella chiesa di corso Calatafimi in cui il bambino era stato battezzato e cresimato. Con sé, un completino rosanero: il Palermo era la sua squadra del cuore e aveva seguito con dispiacere le partite che hanno portato alla retrocessione. Con ogni probabilità, quella che il piccolo indosserà sarà una maglia che porta il nome di Fabrizio Miccoli: il capitano era il suo preferito.
Gianluca Irrera aveva soltanto sette anni, la sua agonia, dopo il colpo di pistola sparato dal padre, è durata ventiquattro ore. Ore di angoscia per tutti coloro che conoscevano il poliziotto della squadra mobile che soltanto da qualche anno era andato a vivere con la sua famiglia in quella villetta in località Piano Stoppa, nel territorio di Misilmeri.
La scelta era maturata dopo quella della vendita dell’appartamento in cui l’agente e la moglie erano andati a vivere subito dopo essersi sposati, in via Gaetano La Loggia. Gianluca era nato lì, tanto da essere battezzato proprio in quella parrocchia vicino casa, la stessa che raggiungerà nel suo ultimo viaggio.
Nonostante avessero cambiato casa, infatti, la situazione economica della famiglia non si sarebbe appianata: la vendita dell’appartamento non sarebbe stata sufficiente, al punto che Irrera avrebbe tentato ripetutamente di risollevarsi a livello finanziario con numerosi investimenti in Borsa che hanno invece fatto precipitare del tutto la situazione.
Le lettere che i suoi colleghi della polizia, nel corso delle indagini, hanno trovato sia nella casa di Misilmeri che in un cassetto del suo ufficio non lascerebbero spazio ad alcun dubbio. Tra quelle righe verrebbe a galla una disperazione che aveva ormai superato ogni limite ed è stata proprio la moglie a confermare le difficoltà economiche di cui sarebbe comunque venuta a conoscenza solo di recente.
Il poliziotto, agli occhi di tutti, appariva infatti come una persona equilibrata e solare. Un uomo che non faceva chiedere ai figli due volte di fare una apsseggiata a Mondello, di andare a prendere insieme un gelato quando era libero dal lavoro. Disponibile, sempre col sorriso sulle labbra, ma chiuso in se stesso. Lo descrive così chi lo conosce, chi non riesce a spiegarsi questa decisione folle e non prova che dolore.
Un dolore attenuato dal gesto generoso della mamma di Gianluca, che sabato ha scelto di donare gli organi del bambino. Cinque le vite di altrettanti bambini dagli otto ai quindici anni, che il piccolo ha letteralmente salvato. “La consapevolezza che Gianluca rivive in altri bimbi – dicono i parenti – darà la forza alla madre di andare avanti. Il cuore del nostro piccolo batte ancora e per noi è come rivedere sempre vivo il suo sorriso”.