PALERMO – C’è una sottile linea rossa di sangue che potrebbe legare il tentato omicidio di ieri, domenica 22 dicembre, davanti al cimitero dei Rotoli e un duplice omicidio commesso nel 2019.
La persona fermata è Francesco Lupo, 30 anni. È figlio e fratello di Antonino e Giacomo Lupo, assassinati il 14 marzo 2019 allo Zen. Avevano 53 e 19 anni. Per il delitto è stato condannato a 18 anni di carcere Giovanni Colombo, reo confesso.
La polizia era arrivata all’identificazione di Colombo che anticipò gli inquirenti e si costituì. Confessò di avere sparato per una “taliata laria”, uno sguardo brutto che Colombo aveva rivolto alla compagna di Francesco Lupo.
Da qui la spedizione punitiva per vendicarsi davanti alle palazzine del rione nella periferia di Palermo. “Ho sbagliato – disse Colombo dopo l’arresto – ma o morivano loro o morivo io”.
Gli investigatori avevano battuto la pista della droga, ipotizzando che dietro il duplice omicidio ci fosse un regolamento di conti per la gestione dello spaccio nel quartiere. Antonino Lupo, infatti, gestiva una delle piazze di spaccio allo Zen2.
A distanza di cinque anni e mezzo un nuovo fatto di sangue. Forse covavano dei rancori per i fatti del 2019 e sono esplosi in maniera drammatica. E adesso la Procura di Palermo deve accertare se ci sia un collegamento, se Lupo stesse cercando una qualche vendetta. Il movente potrebbe essere rintracciato nella vicenda del 2019.
Ieri l’indagato, che ha precedenti per rissa e lesioni, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma un video lo inchioderebbe. La vittima del tentato omicidio, Antonio Fragale, operaio Reset, è pregiudicato per droga e reati contro il patrimonio. Anche su questo fronte si indaga.