“Sì, è vero. Questa vicenda dei bambini intossicati dalla droga ci preoccupa molto. I numeri ai servizi sociali territoriali arrivano dopo tutta una serie di attività fra ospedali e Procura. Ma quello che vediamo non ci lascia tranquilli e stiamo cercando di provvedere. Anche perché a Palermo, per anni, non si è fatto nulla per il fenomeno della tossicodipendenza”.
Nelle parole di Rosi Pennino, neo assessore alle Attività sociali del Comune, il racconto di un’emergenza si intreccia con osservazioni di carattere politico. La vicenda è quella drammatica dei bambini ricoverati in ospedale per essere stati inconsapevolmente intossicati dagli stupefacenti che circolano in famiglia.
Le parole del dottore Salvatore Requirez, direttore sanitario dell’ospedale Civico, sono nette: “Al pronto soccorso, cogliendo il giustificato allarme della Procura dei Minori, facciamo lo screening con le analisi. Nel sangue dei pazienti intossicati troviamo traccia di anfetamine, benzodiazepine, cannabinoidi, ecstasy, cocaina, metadone e oppiacei. Ma si tratta di qualcosa che rimane sommerso, di cui riusciamo a cogliere un segmento. Pensiamo che questo fenomeno preoccupante sia ancora più diffuso”.
“L’allarme è giustificato – conferma l’assessore – anche, più in generale, per il crack che circola tra i ragazzi. Abbiamo un’infanzia e una adolescenza a rischio. All’atto del mio insediamento non ho trovato nessun tipo di attività sulle tossicodipendenze. Ho convocato un tavolo che avrà un ruolo istituzionale e mette insieme l’Asp, la scuola, il terzo settore tutti i soggetti interessati. C’erano persone che non si incontravano, perché non sono state più chiamate, da dieci anni. Presto avremo i primi risultati”.
Intanto, mentre la macchina della burocrazia fa quello che deve fare, l’urgenza propone numeri che allarmano. Dodici casi, all’Ospedale dei Bambini, da ottobre a ottobre. Sette dall’inizio dell’anno, con una concentrazione maggiore. Ed è verosimile – come spiega il dottore Requirez – che il sommerso assuma proporzioni ancora più inquietanti. (Roberto Puglisi)