Droga e tentato omicidio allo Zen| Perizia sull'imputato: è mancino? - Live Sicilia

Droga e tentato omicidio allo Zen| Perizia sull’imputato: è mancino?

Il ferito, Khemais Lausgi, considerato il ras della droga allo Zen, è in cella per abusi sessuali.

PALERMO – Si attendeva la sentenza ed ed invece il tribunale ha deciso di nominare un consulente. Dovrà stabilire se l’imputato, Vincenzo Maranzano, sia o meno mancino. L’unico testimone del tentato omicidio, infatti, riferì che a fare fuoco fu un uomo che impugnava la pistola con la mano sinistra. Il legale della difesa, l’avvocato Rosanna Vella, è certa di potere dimostrare la sua innocenza.

Una guerra fra bande che si contendevano le piazze dello spaccio provocò un conflitto a fuoco per le strade dello Zen. In un altro processo Vincenzo Viviano è stato condannato a 8 anni di carcere. Secondo l’accusa, sarebbero stati in due a fare fuoco contro Khemais Lausgi nell’ottobre 2016.

Lausgi, 30 anni, tunisino di origini ma palermitano di nascita, mentre si trovava in via Costante Girardegno, fu colpito al torace, al braccio e al gluteo. Pochi giorni prima il bersaglio di un altro tentato omicidio era stato Benedetto Moceo, 48 anni, ferito al termine di un inseguimento sui tetti delle case della stessa strada. Si scoprì che a fare fuoco era stato il figlio, Calogero Moceo. L’assenza del giovane ventenne aveva insospettito i poliziotti. Avevano sparato al padre, ma Calogero non si era fatto vivo. Né con una chiamata ai familiari, né con una visita all’ospedale Villa Sofia. La sera stessa del tentato omicidio Calogero era salito su un treno con destinazione Bologna dopo avere fatto tappa a Napoli. E fu arrestato.

Moceo padre era stato pizzicato qualche mese prima all’interno di un magazzino. Nascondeva nove involucri di cocaina e una busta con 29 dosi di marijuana e hashish. L’ipotesi, dunque, è che il secondo tentato omicidio sia stato la reazione al primo. Qualcuno aveva risposto al fermento di Lausgi, divenuto il ras dello spaccio di droga controllato da Cosa nostra, prendendo di mira Benedetto Moceo. Qualche mese fa a Lausgi è stata sequestrata una lussuosa villa a Carini.

Lo scorso settembre il tunisino è finito al centro di un altro grave episodio di cronaca. È stato arrestato con l’accusa di aver violentato una donna nel parcheggio di una discoteca (la Mob Disco Theatre di Villagrazia di Carini). Secondo i carabinieri, la donna sotto l’effetto di alcool e droga è stata trascinata in auto, dove è stata violentata da più persone e poi abbandonata nel parcheggio. Soccorsa da alcuni giovani, ha chiesto di essere accompagnata a una festa nella vicina Balestrate, nel residence Valle Dorata, dove diceva di avere un appuntamento con un’amica. Intorno alle 8 del mattino ha bussato e i partecipanti alla festa, che l’hanno vista scossa e con escoriazioni sul corpo, hanno chiamato i sanitari del 118 che l’hanno portata all’ospedale di Partinico. I carabinieri hanno passato al setaccio le foto scattate da un fotografo durante la serata in discoteca, le immagini, il racconto della donna e l’analisi delle celle tefefoniche hanno portato all’arresto di Lausgi. Il Ris di Roma ha eseguito analisi sugli indumenti intimi della donna. La comparazione tra i genotipi ricavati dalla campionatura biologica ha portato all’uomo.

 

 


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