PALERMO – I colpi d’arma da fuoco, poi l’allarme. Due persone sono state trovate senza vita a terra, a Palermo, in via Falsomiele. Secondo una prima ricostruzione della polizia, le due vittime, i cui corpi sono stati trovati vicino a una Fiat Cinquecento L parcheggiata nei pressi del civico 117, avrebbero tentato una corsa disperata per sfuggire alle pallottole dei killer. Sul posto i sanitari del 118, che hanno accertato il decesso dei due uomini e gli uomini della Scientifica.
Una delle due vittime è Vincenzo Bontà, 45 anni, genero di Giovanni Bontade, boss assassinato e fratello del capomafia Stefano Bontade, anche lui vittima della guerra di mafia degli anni Ottanta. La morte di Giovanni Bontade fu collegata all’omicidio del piccolo Claudio Domino, figlio di uno dei proprietari dell’azenda che aveva vinto l’appalto per la pulizia dell’aula bunker dell’Ucciardone ai tempi del Maxiprocesso. Dopo la morte del piccolo, Bontade prese la parola in aula per prendere le distanze dal delitto. L’iniziativa di Bontade in aula, secondo il racconto di diversi pentiti, fu criticata dalla Cupola, che ne decise l’eliminazione un anno dopo.
Bontà vrebbe compiuto 45 anni, tra 22 giorni ed era sposato con Daniela Bontade. La coppia ha figli. Bontà ufficialmente si occupava della gestione di agrumeti e appezzamenti agricoli – da chiarire se fossero suoi o della moglie che fa la maestra – era un appassionato cacciatore ed allevava uccellini in gabbia: era esperto di canarini spagnoli. Chi lo conosceva rimane stupito dalla notizia, rimbalzata in tutti i quartieri di Palermo considerate le modalità del duplice omicidio, in quanto Bontà viene descritto come una persona gentile, affabile, lontana dall’ambiente criminale.
La seconda vittima si chiamava Giuseppe Vela, 53 anni. I killer – probabilmente 3 – hanno scelto un luogo che non consentiva alle vittime una via di fuga. L’auto su cui viaggiavano Bontà e Vela era intestata alla moglie del primo. Sul posto non ci sarebbero telecamere.
I killer di Falsomiele potrebbero essere entrati in azione prendendo le vittime alle spalle. In un primo momento hanno fatto fuoco mandando in frantumi il lunotto posteriore dell’auto, poi le due vittime sono scese dall’auto nel disperato tentativo di sfuggire alla pioggia di fuoco. I corpi, infatti, si trovano all’esterno dell’autovettura: uno era appena dietro al veicolo, l’altro al centro della strada. Si tratta di una via isolata che si arrampica verso la montagna di Belmonte Chiavelli, è stata chiusa su entrambi i sensi, in direzione via Valenza e via Aloi, dalla polizia municipale, per permettere l’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine. L’agguato ha tutte le caratteristiche per essere definito “mafioso”. Mafiosa è la modalità con cui sono stati uccisi i due uomini. Il delitto è stato commesso nella stessa zona in cui venne assassinato Giuseppe Calascibetta, capo mandamento di Santa Maria di Gesù.
Risale soltanto ad ottobre l’ultima lunga giornata di terrore di Falsomiele, quando nell’arco di poche ore un uomo fu ferito ed un altro ucciso. Un sabato di sangue: prima i colpi di pistola alle gambe di Luigi Cona, raggiunto all’interno di una rosticceria in via dell’Allodola, poi gli spari mortali a Mirko Sciacchitano, 29enne che gravitava nel mondo della droga, vittima di un agguato in via della Conciliazione.