E-bike, segway e overboard | La "giungla" dei mezzi elettrici - Live Sicilia

E-bike, segway e overboard | La “giungla” dei mezzi elettrici

Una delle biciclette elettriche modificate oggetto dei controlli

I 'nuovi' mezzi spopolano in città, ma pochi sanno che sono quasi tutti vietati. Cosa c'è da sapere

PALERMO – Segway, overboard, monowheel: hanno nomi accattivanti, forme futuristiche e iniziano a spopolare in tutta la città, ma a Palermo sono vietati ovunque. Nel capoluogo cresce l’uso dei ‘mezzi di micromobilità elettrica’, ed è sempre più frequente incontrare palermitani e turisti sfrecciare per le vie della città a bordo di nuovi ritrovati tecnologici; molti, però, sono inconsapevoli di essere fuorilegge. Un fenomeno che si affianca alla pratica diffusa di modificare irregolarmente le biciclette elettriche: 121 quelle sequestrate dalla polizia municipale dall’inizio dell’anno. Al di là dei casi specifici, quello delle nuove alternative di mobilità rimane un mondo contraddittorio e inesplorato.

A differenza di altre città d’Italia, il Comune di Palermo non ha autorizzato la sperimentazione dei meccanismi per la mobilità personale a propulsione elettrica. Cosa invece regolamentata per le barche elettriche. “La circolazione di tali mezzi elettrici all’interno del territorio è consentita esclusivamente ai veicoli a servizio delle persone con disabilità o ai giocattoli per bambini”, precisa la polizia municipale; il codice della strada stabilisce che questi non rientrano nella definizione di “veicolo”, ma devono comunque rientrare nei limiti imposti dai regolamenti. Sono fuorilegge tutti gli altri, compresi i monopattini elettrici e altri veicoli autobilanciati, ovvero controllati dall’equilibrio di chi li conduce: i più diffusi sono i segway, con manubrio e due ruote parallele orizzontali, gli overboard, simili ai segway ma con ruote più piccole e senza manubrio, e i monowheel, senza manubrio e con una sola, grande ruota centrale.

Le ‘protagoniste assolute’ delle irregolarità rimangono le bici elettriche trasformate in veri e propri ciclomotori. I 121 mezzi finora sequestrati e confiscati dalla polizia municipale erano provvisti di pulsanti, anche nascosti, che attivavano il circuito elettrico in assenza di azione dei pedali. Pratiche che portano alle stesse sanzioni previste per i ciclomotori sprovvisti di assicurazione e targa, e per i conducenti privi di casco e patente di guida.

Come in occasione degli ultimi controlli nelle aree pedonali, che sabato scorso hanno portato a dodici sanzioni e al sequestro di tre bici su sette. Ma anche nei casi di assoluta osservanza delle regole, il codice della strada determina che i ciclisti “devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza”.

Per il commissario della polizia municipale di Palermo, Pinomassimo Larizza, “il problema va ben oltre il codice della strada e riguarda l’educazione e il senso di convivenza civile. Quando si tratta di mezzi inquadrati come ‘veicoli’ – spiega –, in caso di incidenti intervengono le assicurazioni o un fondo vittime comunque pagato dagli assicurati. Per i velocipedi subentra un rapporto tra privati: in caso di persona incapiente chi dovrebbe pagare? Ciò detto – aggiunge il commissario – è ovvio e risaputo che la normativa sia più lenta della tecnologia. A partire da questo concetto, il Comune di Palermo ha ritenuto non fosse opportuno quanto previsto dal ministero dei Trasporti, cioè la possibilità di sperimentare questi nuovi mezzi in aree circoscritte e a velocità contenutissime”.

Oggi, se fermati dagli agenti, mezzi come il segway vengono identificati come ‘acceleratori di andatura’. “In questi casi applichiamo le stesse sanzioni riservate a monopattini o skateboard – spiega Larizza –, il cui uso è pure vietato. Da parte del ministero manca proprio una regolamentazione, che sicuramente ci consentirebbe di contrastare il fenomeno con strumenti migliori”. Regolamentazione che, a detta di Larizza, metterebbe al sicuro soprattutto i cittadini. “Una teca cranica non dà garanzie di sopportare impatti con ostacoli oltre i 15 chilometri orari – dice – ma ci sono mezzi non considerati ‘veicoli’ che ne raggiungono circa 60. Non può essere che per i ciclomotori sia previsto l’obbligo del casco e per questi mezzi no”.

Il commissario solleva dei dubbi anche sull’aspetto realizzativo dei mezzi: “Osservandone bene alcuni (come quello nella foto sopra, ndr) o salendovi in sella, ci si accorge che non sono nemmeno stati concepiti per usarli a pedale. Le distanze e le proporzioni in caso di pedalata sono tutt’altro che ergonomiche e, tra frecce, luci, clacson e quant’altro, le dotazioni sono pari agli scooter. Il nostro interesse è certamente quello di tutelare la cittadinanza – conclude – ma senza delle ‘guide’ precise e inequivocabili che educhino anche sui rischi, la nostra opera viene anche mal vista e interpretata come vessazione”.

“La città di Palermo va attualmente controcorrente battendo cassa evidentemente per fini di bilancio, sparando nel mucchio – ribatte a tal proposito Filippo Virzì, portavoce dell’Ugl di Palermo – senza la reale volontà di sostenere i giusti costi indispensabili a supportare la mobilità sostenibile, per un necessario adeguamento alla normativa vigente. La micro mobilità elettrica è una realtà affermata nelle più importanti città europee – continua Virzì -, dove le infrastrutture necessarie e i mezzi di trasporto che ben collegano i centri urbani sono una realtà, a differenza invece del capoluogo regionale, in cui la mobilità sostenibile sopperisce a una carenza cronica nei trasporti urbani e nei collegamenti con la periferia”.

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