I dipendenti pubblici nel mirino | Ma la teoria renziana ha un limite - Live Sicilia

I dipendenti pubblici nel mirino | Ma la teoria renziana ha un limite

Davide Faraone parla di sindacati "scandalosi". In Finanziaria i tagli sembrano rivolti quasi esclusivamente al pubblico impiego. Ma tanti ex sindacalisti sono presenti in maggioranza e hanno contribuito al Crocetta ter. E la "rottamazione" in Sicilia somiglia al ricorso all'"usato sicuro".

PALERMO – Sono tanti. E in qualche caso godono di privilegi che la maggior parte dei lavoratori può solo sognare. Ma la crociata dei renziani contro i dipendenti pubblici dove porta davvero? E a cosa serve? In questi minuti Crocetta tende la mano ai sindacati: “Incontriamoci”. I lavoratori rispondono occupando l’assessorato al Bilancio. Assemblea permanente, lo strumento scelto e previsto dallo statuto dei lavoratori. Nelle stanze dirette da Alessandro Baccei, l’”inviato speciale” di un governo nazionale che non ama i dipendenti pubblici. E i sindacati. Un po’ un controsenso, a pensarci bene, qui in Sicilia.

Il sottosegretario Davide Faraone ha usato toni durissimi: “Mi scandalizza che nessuno si scandalizzi di avere sindacalisti come questi, pronti a imbracciare le armi e a scendere in piazza in Sicilia. Un sit-in e uno sciopero: non uno ma ben due giorni di protesta nella stessa settimana. E in effetti ce n’è proprio bisogno”. Un affondo che oggi dalle pagine nazionali di Repubblica è stato rilanciato dal ministro Marianna Madia: “Siamo pronti a licenziare i dirigenti improduttivi. Questa è rivoluzione”. Ma è davvero rivoluzione?

L’affondo nei confronti dei sindacati arriva dopo quello passato un po’ più in sordina sul tema della Sanità. Il presidente Crocetta ha infatti accusato il mondo delle sigle di avere “lottizzato per anni” il delicatissimo settore della Salute. Nel frattempo, però, sia Faraone che Crocetta, con chi ha rappresentato, proprio negli anni passati, il mondo del sindacato, governano. I renziani e il presidente, ad esempio, hanno trovato nei mesi scorsi l’accordo per il “governo della svolta” con quell’area del Partito democratico inizialmente ostile. Un’area della quale fa parte, ad esempio, il deputato regionale Mariella Maggio che negli anni passati è stato addirittura il segretario regionale della Cgil. Senza contare che il sindacato di sinistra è fortemente rappresentato, a Catania, da Concetta Raia, fortemente radicata nell’associazione e uno dei “big sponsor” dell’ingresso in giunta dell’assessore al Lavoro Bruno Caruso. Bisogna scandalizzarsi anche di loro, quindi? Senza dimenticare che un’altra storica area del sindacato siciliano, quello che fa capo alla Cisl, è ben rappresentata da chi negli anni passati è stato molto vicino all’associazione come Giuseppe Lupo, ex segretario regionale del Pd e già in grado di indicare in giunta l’ex assessore all’Economia come Roberto Agnello e l’attuale assessore ai Beni culturali Antonino Purpura.

Tutti renziani, oggi. A dire che “bisogna intervenire”, che troppi sono gli abusi in questa regione. Dimenticando, magari, di essere stati gli stessi (nei giorni della Leopolda si poteva pescare a piene mani) ad aver foraggiato, in questi anni, il mondo della Formazione professionale, ad aver condizionato le scelte della Sanità siciliana, ad aver riempito le società partecipate e – fatto solo relativamente più recente – aver irrigato il campo assai vasto delle “assistenze tecniche” con appalti e affidamenti milionari a società esterne.

E senza andar troppo lontano, gli stessi esponenti politici folgorati sulla strada della rottamazione (dell’auto-rottamazione, si potrebbe raccontare) sono gli stessi che non più tardi di un anno fa, decidevano che le norme sul personale, già previste in Finanziaria dovessero essere stralciate. Tolte. Escluse. Con una spiegazione, quella fornita da Rosario Crocetta, che oggi fa un po’ sorridere: “I deputati continuavano a ricevere le lamentele dei dirigenti regionali”. Allora, saltò tutto Oggi, spiega qualcuno, è tutto diverso. Bisogna convincere Roma che la Sicilia è pronta al sacrificio. Per qualche maligno, invece, era ancora troppo presto. La “strategia della tensione” nei confronti dei dipendenti pubblici, in effetti, è più efficace se si intravede un appuntamento elettorale nel breve-medio termine. E in Sicilia oggi i segnali ci sono tutti.

Eppure, nel Pd investito dalla faraoniana ventata della rottamazione qualcuno ha dimenticato persino le origini, l’impegno degli anni passati. E anche qualche recentissima presa di posizione. L’attacco ai dipendenti regionali e ai loro rappresentanti potrebbe apparire sacrosanto di fronte a corrispondenti, reali scelte rivoluzionarie. Se, infatti, sembrano indiscutibili interventi come l’abolizione della anacronistica (così l’ha definita anche la Corte dei conti) clausola di salvaguardia, resta in piedi un dubbio: se i tagli al personale rientrano nel doloroso quadro di un bilancio che non sta in piedi, perché il Pd rinnovatore non è intervenuto, solo per fare un esempio, sugli uffici di gabinetto e sul ricorso agli esterni nella pubblica amministrazione (anche questo dato, più volte stigmatizzato dai giudici contabili, ma questo aspetto sembra meno ‘attraente’ per democratici renziani e non renziani). Tra l’altro, la proposta di abolire la presenza di esterni negli uffici di gabinetto (che costano di più di un dipendente regionale che ricopre lo stesso ruolo) era stata persino avanzata da un “big” del partito come Antonello Cracolici. Un altro, per intenderci, che a quell’area facente capo alla Cgil ha sempre fatto orgogliosamente riferimento.

Aveva persino previsto, circa un anno fa, un emendamento in Finanziaria. “In un momento come questo, caratterizzato dalla necessità di ridurre le spese e i costi della pubblica amministrazione, – proponeva Cracolici – il governo regionale dovrebbe dare il buon esempio con un segnale forte: per questo – annunciava – ho presentato un emendamento che prevede l’azzeramento dei contratti esterni negli uffici di gabinetto. D’altronde credo che gli assessori non avranno difficoltà a trovare, fra i dipendenti regionali, – aggiungeva Cracolici – le professionalità di cui hanno bisogno”. Ovviamente, la proposta non solo è stata bocciata. Ma anche lo stesso Cracolici e gli esponenti della intransigente ‘area dei ‘cuperliani’, in quei giorni durissima nei confronti di un governatore “inadeguato” e di quei renziani che, invece di governare, preferivano affidarsi a un “governo dei gabinetti e delle molliche” hanno finito per riempire quei gabinetti dei propri fedelissimi, amici, collaboratori di partito. E le professionalità dei dipendenti regionali dalle quali attingere? Tutto dimenticato. Anzi, a inizio gennaio la giunta aveva persino deliberato la nomina di un nuovo dirigente esterno. Nuovo si fa per dire, ovviamente, perché quel Marco Lupo assai gradito all’assessore Maurizio Croce, indicato in giunta da Totò Cardinale, da tempo guida dipartimenti regionali. Nomina poi naufragata per motivi puramente burocratici.

Intanto, i sindacati occupano l’assessorato al bilancio. Lamentano il fatto di non essere stati ascoltati. Di essere pronti a contribuire ai tagli e alla riduzione della spesa. E Crocetta li ha nuovamente convocati per trovare una intesa che possa scongiurare il mega-sciopero del 20 marzo. Dovrà spiegare però come mai, ad esempio, questa Regione non abbia chiuso una sola società partecipata e ha deciso di non discuterne nemmeno in Finanziaria, così come non è stato in grado di cancellare nessun ente inutile, non abbia difeso doppioni rispetto all’ente nazionale come l’Arsea (pare che l’abolizione sia prevista stavolta) e l’Aran Sicilia, non abbia revocato nessun dirigente esterno, non abbia smesso di attribuire consulenze a presunti esperti (compresi gli ex assessori riciclati) e non abbia chiuso agli esterni (a cominciare da suoi fedelissimi) quei gabinetti, vero “sfregio” nei confronti di quei lavoratori. Che sono tanti. Che forse sono troppi. Che sono sotto certi aspetti privilegiati. Ma che sono da mesi ormai (basti ricordare i famosi decaloghi e famosi ultimatum che si trasformavano in penultimatum di Faraone) nel mirino della “nuova politica”, con una presenza quasi esclusiva, nonostante la “selvaggina” nella foresta degli sprechi della Regione sia variopinta. Ma ai renziani piace così. E anche ai “nuovi renziani”. Quelli che, in Sicilia, rischiano di trasformare la rottamazione nel ricorso all’usato sicuro. A patto di dimenticare anche un po’ del proprio passato.


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