PALERMO – Quindici pagine di curriculum per chiedere alla Regione: “Per favore, fatemi lavorare”. Un dirigente regionale scrive al nostro giornale. Ha appena letto la notizia che riporta l’avviso pubblicato dall’amministrazione alla ricerca di esperti esterni nel settore dei trasporti. Ma Ugo Arioti, dirigente del dipartimento Famiglia, racconta: “Ho risposto a tutti gli atti di interpello, ho scritto per ricevere un incarico. E invece, resto parcheggiato qui in assessorato”.
“Credo – scrive il dirigente alla nostra redazione – che in una fase come questa, in cui c’è un gran bisogno che l’apparato amministrativo regionale funzioni per rilanciare e seguire, direi anche accompagnare, lo sviluppo socio-economico regionale, non ci si possa permettere di mettere in posteggio centinaia di dirigenti che hanno sempre svolto la loro attività istituzionale con il massimo impegno e con la consapevolezza del ruolo svolto, impermeabili a qualsiasi compromesso per fare carriera. Io – racconta Arioti – nel 1991 sono entrato in Regione e ho sempre fatto quello che era possibile e impossibile, talvolta, fare con quello che l’amministrazione mi metteva a disposizione in risorse umane e attrezzature. Ho sviluppato programmi e software ancora oggi in uso e faccio parte della “società degli innovatori della P.A.””.
Ma alla Regione, a quanto pare, le competenze del dirigente, ripercorse in un chilometrico curriculum vitae, non servono. “Questa guida politica della Regione – spiega sempre il dirigente – non solo è sorda e cieca alla meritocrazia e preferisce ‘l’amico’, ma è del tutto priva di coscienza organizzativa e di organizzazione del lavoro. Così non va avanti una Regione a Statuto Speciale e, cosa ahimè più grave, si lasciano ampi spazi di manovra alle speculazioni mafiose e al qualunquismo”.
La lettera al nostro giornale, a dire il vero, è solo l’ultimo “passo” compiuto dal dirigente, che pochi giorni fa aveva inviato una chiarissima, seppur pacata, richiesta a Gianni Silvia, capo di gabinetto del presidente della Regione Crocetta. “Mi chiamo Ugo Arioti e faccio parte della dirigenza della Regione Siciliana, in atto mi trovo senza contratto o proposta di contratto presso il Dipartimento della Famiglia”. Così inizia la nota inviata a Silvia. “Non ho ricevuto – prosegue – alcuna indicazione in merito alla decisione di affidare ad interim l’Unità di Staff di cui ero responsabile (UMC Unità di staff n°2 – Famiglia) e, pur avendo risposto a tutti gli atti di interpello possibili, ancora oggi, mi trovo, con grave danno per l’amministrazione, posteggiato presso il dipartimento Famiglia dal quale le sto scrivendo e dal quale non ho ricevuto, nonostante la mia richiesta, anche formale, nessuna indicazione o incarico altro”.
Il dirigente sta lì, quindi. Parcheggiato. Nonostante non ne abbia alcuna voglia. E nonostante avesse risposto a tutti i tentativi con i quali la Regione ha cercato professionalità interne all’amministrazione stessa. “La mia inattività – prosegue Arioti – è improduttività per l’apparato amministrativo. Non volendo entrare nel merito delle responsabilità del Centro di Responsabilità al quale appartengo e avendo sempre dato il mio contributo all’organizzazione e allo sviluppo delle attività istituzionali affidatemi, Le chiedo, di grazia, di leggere il mio curriculum e ove Ella lo ritenesse opportuno e utile, di affidarmi un incarico permettendomi di dare il mio modesto contributo allo svolgimento delle attività istituzionali. Non le sto chiedendo – prosegue Arioti – di rivestire incarichi più remunerativi del mio, perché mi rimetto alla sua visione e alle istanze utili e importanti che l’amministrazione può affidare ad un architetto e che Ella certamente meglio di me ha la capacità di stabilire e organizzare”. Come dire, in una frase, “cara Regione, per favore, fammi lavorare”.