PALERMO – Lo aveva messo nero su bianco che “i contenziosi in corso, per via dell’illegittimità della rappresentanza legale dell’Irsap,avrebbero subito un colpo mortale a danno dell’interesse pubblico compresi quelli dell’Asi di Agrigento”. L’ormai ex assessore alle Attività produttive Marco Venturi aveva espresso le sue preoccupazioni, pochi giorni dopo la nomina di Luciana Giammanco a commissario straordinario dell’Irsap, nella lettera di diffida che aveva inviato alla stessa dirigente.
Venturi, insomma, era preoccupato del fatto che l’Irsap potesse in qualche modo “assentarsi” in occasione dei “contenziosi già sorti e che sorgeranno per le aziende in odore di mafia e per quelle colluse per le quali l’ex commissario Cicero aveva proceduto alla revoca dei lotti e degli appalti”.
Ora, che la motivazione sia legata alla legittimità della scelta della Giammanco a vertice dell’Irsap è tutta da vedere. Di certo c’è che il nuovo istituto che ha sostituito le undici Asi siciliane ha deciso di non portare avanti i ricorsi pendenti di fronte al Tar e al Cga contro aziende, in alcuni casi, considerate “in odor di mafia”.
Quello di fronte al Tar, ad esempio, riguarda una società favarese, l’Italcop, considerata “vicina a Cosa Nostra” in una informativa antimafia, appunto. L’allora commissario dell’Asi, Alfonso Cicero, aveva deciso la revoca di un lotto industriale a questa società. Società che presenta ricorso al Tar, per chiedere la sospensiva della revoca. Una richiesta contro la quale l’Irsap decide di… non presentarsi nemmeno. Ovvero, decide di non si costituirsi in giudizio in tempo utile (il termine ultimo era quello del 10 ottobre).
Stesso discorso, ma stavolta al Cga, nella vicenda riguardante un’altra società operante nell’ambito dell’Asi di Agrigento, destinataria di una informativa antimafia. La Galvano srl aveva ottenuto dal Tar la sospensiva alla revoca. Di fronte al giudice amministrativo di secondo grado, però, anche in questo caso, l’Irsap ha fatto scadere i termini.
E le polemiche non finiscono qui. L’ex Asi di Agrigento, infatti, avrebbe chiesto, attraverso il proprio coordinatore Piero Re, la collaborazione di un dirigente con problemi giudiziari. Si tratta di Franco Gallo, proveniente dall’Asi di Gela, e su cui pende un’indagine per l’assunzione illegittima di un dipendente condannato in passato a nove anni e all’interdizione dai pubblici uffici.
Insomma, ancora veleni sull’Istituto fortemente voluto da Venturi. E al vertice del quale l’ex assessore alle Attività produttive aveva indicato il proprio segretario particolare, e già commissario di tre consorzi Asi, Alfonso Cicero. Ma il presidente Lombardo in quel caso ha deciso diversamente, commissariando l’ente e suscitando una furente reazione di Venturi, che ha parlato di illegittimità della nomina di Luciana Giammanco. Un primo, forte, motivo di rottura col governo, al quale seguirà quello della nomina di Francesco Nicosia nel ruolo di dirigente generale del dipartimento alle Attività produttive. Da lì, la scelta di Venturi di lasciare il governo Lombardo, e di segnalare alla procure di Palermo e Catania anche le “ombre” che potrebbero allungarsi sull’Irsap.