Ars, domani riforma dell'Irsap: la resa dei conti? - Live Sicilia

Ars, domani riforma dell’Irsap: la resa dei conti?

Si infiamma il dibattito in aula.

PALERMO – Nuove norme su Irsap e aree industriali al nastro di traguardo domani: sì, certo, anzi forse. A infiammare il dibattito, i paventati nuovi fardelli sulle spalle esauste dei Comuni e l’altrettanto temuto sboccio, per spore fungine, di supermercati e centri commerciali nelle aree industriali a prezzi di concessione concorrenziali, quello delle zone dedicate alla produzione, appunto. Sull’approvazione (domani) dopo lungo iter – data per scontata sulla parola dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè dopo gli estremi chiarimenti in programma questa mattina  in commissione Attività produttive – incombono ancora nodi tutt’altro che sciolti. E soprattutto, come fa intendere qualche esponente delle opposizioni, il grande rischio delle assenze multiple a sala d’Ercole nel giorno decisivo. A dirlo esplicitamente è, a margine di seduta, per esempio il pentastellato Nuccio Di Paola, secondo il quale “al di là delle questioni aperte, pare proprio esserci un problema dentro la maggioranza, con i deputati più vicini al presidente della Regione Musumeci che non paiono avere tutta questa fretta di approvare”.  

Turano difende la riforma

Tiene duro, l’assessore Udc alle Attività produttive Mimmo Turano, sulla “sua” legge, sotto la grandine degli emendamenti e delle perplessità, che non esita a definire in più di uno snodo “irricevibili perché minerebbero lo spirito stesso della riforma”. I problemi principali sui quali l’Aula si accende, sono l’equivoca interpretazione delle regole per le percentuali di suolo da destinare alle iniziative commerciali e non industriali o artigianali; e la cessione, da molti deputati ritenuta forzosa, delle strade inscritte nei perimetri delle vecchie Asi ai Comuni, sui quali incomberebbero spese e oneri connessi, specialmente alla voce manutenzione. Lo sottolinea con gli altri Pippo Laccoto di Sicilia Futura, che fa pure pure il sindaco a Brolo. Stefania Campo del Movimento 5 stelle ripete il timore che la norma sancirebbe il passaggio delle competenze – prima proprie di Irsap – riguardanti le strade ricadenti dentro i confini delle aree industriali, in capo ai Comuni ai quali verrebbero cedute ex lege, senza bisogno cioè di accettazione né previsione di rifiuto. Antonello Cracolici del Pd invita a “individuare la dotazione finanziaria necessaria per sostenere questa transizione. Esempio elementare: oggi la raccolta dei rifiuti è in capo alle Asi, da domani sarà un macigno per gli enti territoriali. Questo articolo, il 5, è  incostituzionale poiché non contempla l’assenso dei Comuni”. E Angela Foti di Attiva Sicilia, bersagliando la scarsa chiarezza delle norme sui vincoli di cessione delle aree in concessione, si chiede “a cosa serva in realtà l’Irsap, questo Irsap”.

La replica dell’assessore

Turano risponde additando quello che per lui è il grande equivoco: “Stiamo facendo una gran confusione – dice dai banchi del governo – in realtà si pone fine a qualche stortura derivante dalla vecchia legge su Asi e Irsap. Per i Comuni, anzi, sarà un regalo: passeranno a loro anche le infrastrutture connesse alle opere di viabilità nuove, e con esse le imposte commisurate ai fatturati delle aziende impiantate. Allo stesso modo, pure le strutture idriche passeranno alle autorità idriche competenti, lasciando all’Irsap il ruolo di grande attrattore di investimenti”. Ma la formulazione del comma, per i dubbiosi, resta generica ed equivocabile, tanto da indurre il presidente Gianfranco Miccichè a invitare a precisarla.

Lo spettro dei centri commerciali

A innescare la miccia della possibile, per molti abusiva, promiscuità delle attività industriali con quelle commerciali, è l’autonomista Totò Lentini, che con un emendamento firmato insieme con Roberto Di Mauro e Pippo Compagnone, fa leva sulla legge del 1995 che consentiva l’utilizzo del 10% delle superfici a fini commerciali. Lentini si spinge a chiedere, “se non il 30%, almeno il 15%”, scatenando accese reazioni. Compresa quella dello stesso Miccichè: “Si parla della vendita diretta di prodotti propri, direttamente legati alla produzione industriale o artigianale svolta in loco”. Non di ipermermercati, dunque. Micciché aggiunge: “Quella norma transitoria vecchia di decenni è semplicemente sbagliata”. Turano calca: “Quella operazione fu di un livello semplicemente indicibile, si giocò sull’equivoco concedendo fino al 10% delle aree e non, invece, la stessa percentuale riferita alle superfici strettamente produttive come i capannoni, per commercializzare soltanto merce propria e legata alla propria ragione industriale”. Miccichè la chiude lì, girando all’Aula la richiesta di Cracolici di rivedersi non l’indomani, ma giovedì. Intanto si va in Commissione a cercare la quadra. E un lessico normativo che non tenda trappole.


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