E nella festa del Pd | spuntano gli scontenti - Live Sicilia

E nella festa del Pd | spuntano gli scontenti

Ieri all'assemblea dei democratici si è brindato all'inizio di una "nuova fase". Ma non sono mancate assenze polemiche e interventi critici. Non piace il ricorso ai tecnici e soprattuto al "commissario" all'Economia. Capodicasa: "E' un attacco all'autonomia della Sicilia".

PALERMO – “Siamo passati dalla giunta dei camerieri a quella dei professori. Ma oggi più che mai serviva un governo politico”. La frase è di un democratico di area Cuperlo. Ma è un sentimento condiviso da più persone, all’interno del Pd. Il Crocetta-ter è un passo avanti. Ma non certamente il passo decisivo. Quello auspicato da diversi esponenti del partito.

Così, la pace quasi festeggiata, ieri, anche con un po’ di enfasi, in occasione dell’assemblea regionale del Pd, è in parte offuscata da qualche assenza e da qualche malumore espresso dal palco. Mancavano, ad esempio, Mirello Crisafulli, il deputato regionale della stessa area Mario Alloro, il presidente della commissione Attività produttive Bruno Marziano, l’eponente gelese Miguel Donegani. Mentre assai critici sono stati alcuni politici di area bersaniana come Franco Piro, Angelo Capodicasa, Tonino Russo.

Nella festa generale, insomma, c’è una parte del Pd che non è del tutto soddisfatta. Felice. Nonostante la convinzione che il Crocetta-ter rappresenti una “vittoria politica” del segretario regionale Raciti. E del partito stesso.

Ma cosa non piace ai democratici scontenti? Molto chiaro l’ex presidente della Regione Angelo Capodicasa: “Questo governo c’è, ed è certamente un passo avanti. Ma ritengo – aggiunge – che alla Sicilia servisse qualcos’altro. Servisse una giunta più spiccatamente politica”. I politici, questo auspicavano in tanti, nel Pd. “Che tipo di politico dovesse andare al governo – puntualizza Capodicasa – è secondario. Deputato, ex deputato, non era così importante. Purché l’esecutivo avesse un identikit, un’impronta diversa”. Già, perché per lui e per altri, questo goveno è pur sempre un governo di tecnici: “Ma i tecnici al governo – insiste Capodicasa – possono rappresentare una parentesi. Ma le parentesi prima o poi si chiudono. Se proseguono, vuol dire che alla base c’è una anomalia, se non una patologia”.

Concetti espressi fortemente ieri. Così come ha fatto anche Tonino Russo: “”Temo – ha detto – i toni trionfalistici rispetto alla nascita del nuovo governo. Personalmente non lo ritengo né di alto profilo né di svolta. Di certo non è il governo politico che fino alla vigilia pretendevamo. Invece, purtroppo, è stato consentito che il veto alla partecipazione politica del Pd, si estendesse dai deputati a tutti i suoi dirigenti. Non mi pare sia stato un gran successo. Mi auguro, quindi, – ha aggiunto – che il Pd possa costruire un ‘pacchetto democratico’ di cose da fare e rappresentare davvero una profonda discontinuità. Altrimenti, quella messa in atto, sarà stata solo la vana speranza di una politica di ‘riduzione del danno'”. E secondo Russo, questa idea è diffusa, tra la “gente del Pd” più di quanto si pensi: “Sono in tanti a pensarla così. Tante persone che chiedono di essere rappresentate e che ci danno fiducia, nonostante lo stesso Pd non creda a se stesso”.

E al di là dell’identikit, della “sagoma” del nuovo governo, è anche qualche dettaglio a non piacere ai bersaniani. Area, quella di Capodicasa-Crisafulli che non ha potuto esprimere un “proprio” assessore in giunta. E su quelli scelti dopo la “pace” tra Crocetta e Raciti, non mancano i dubbi. Non convince, ad esempio, la scelta di Cleo Li Calzi, per i suoi trascorsi con Orlando, Cammarata e Lombardo. “Io, Piro, Crisafulli, siamo stati tra quelli che si erano opposti – ricorda Russo – all’accordo di governo tra il Pd palermitanao e Lombardo”. Non convince la scelta di attribuire a Antonino Purpura la delega ai Beni culturali, invece di quella al Turismo. E soprattutto non è piaciuta affatto la nomina di Alessandro Baccei all’Economia. E su questo punto, Capodicasa non usa giri di parole: “Quella nomina rappresenta un chiaro vulnus all’autonomia della Regione. Credo sia persino offensivo inviare una specie di commissario da Roma a controllare i nostri conti. Il governo nazionale faccia il governo nazionale, mentre quello regionale faccia la sua parte”. La paura è che l’azione di Baccei si limiti a un lavoro di “ragioneria” che si concretizzerà soprattutto in tagli per i siciliani.

E la presenza del “commissario romano” si lega a un altro motivo di lamentela. Quello dell’accordo sottoscritto a giugno da Crocetta con la rinuncia a contenziosi per circa 4 miliardi in cambio di mezzo miliardo utile alla chiusura del bilancio: “Un accordo – attacca Capodicasa – che il governatore ha sottoscritto senza avere ricevuto alcun mandato. E che a mio parere ha solo una valenza politica, non certo giuridica. Crocetta dovrebbe andare a rinegoziarlo”.

Insomma, il governo della “pace” pare già con qualche malcontento. “Abbiamo smesso di litigare – conclude Capodicasa – ma questo non può essere considerato in sé un risultato. Ricominciare a dialogare era solo una pre-condizione per fare qualcosa di buono. Si è fatto un passo avanti. Ma alla Sicilia, oggi più che mai, serviva un governo politico”.


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