Le province di Trapani e Messina, nei prossimi giorni potrebbero rimanere senza acqua. O potrebbero essere costrette a gestire un’erogazione molto inferiore al normale. È questa una delle conseguenze che potrebbero scaturire dalle decisioni emerse oggi nell’assemblea dei lavoratori dell’Eas, nella sede di via del Duca, culminata inizialmente con la decisione di occupare i locali dell’Ente in liqudazione dal 2004. Decisione poi abbandonata nel corso della mattinata. I lavoratori protesteranno attraverso una serie di sit-in e manifestazioni.
A far esplodere una situazione da tempo, a dire il vero, assai incandescente, è stata la recentissima impugnativa del Commissario dello stato Carmelo Aronica, con la quale, di fatto, è stato “cassato” il capitolo che prevedeva il pagamento degli stipendi non solo dei 170 lavoratori dell’ente acquedotti, ma anche di quei dipendenti trasferiti negli anni in altri enti, come l’Ersu.
E oggi, come detto, quegli stessi lavoratori hanno deciso di dire “basta”: “Occupiamo la sede”, hanno stabilito al piano terra di via Giacomo Del Duca. A due passi dai Cantieri culturali della Zisa.
Come detto, a scatenare la reazione dei dipendenti, la recente, durissima impugnativa del Commissario dello Stato, che ha bocciato il comma 7 dell’articolo 6 della Finanziaria, nel quale veniva prevista la spesa di 27,3 milioni per il pagamento di un anno di stipendi per i lavoratori Eas e “ex Eas”. Un’impugnativa “a tratti pretestuosa”, ha attaccato Franco Lo Bue della Cgil. E i sindacati, oggi, erano presenti praticamente tutti. “La politica – ha affondato Bernardo Scaturro dei Cobas/Codir – ci ha solo preso in giro. Noi chiediamo che per i lavoratori venga portato a termine quel processo concluso già per altri 151 ex dipendenti”. Già, una “vecchia storia”. Datata fine 2009, quella dei 151 lavoratori dell’Eas transistati all’Arra, poi trasformata (in alcuni casi, il giorno dopo il trasferimento di alcuni di questi) in un dipartimento regionale. E diventati, quindi, dipendenti della Regione a tutti gli effetti. “Quel trasferimento – precisa Scaturro – è sacrosanto. Ma lo stesso deve essere fatto per gli altri lavoratori”. Che invece, non hanno certezze nemmeno sul prossimo stipendio. E per questo hanno deciso di protestare fortemente, prevedendo nuove manifestazioni: “Chiederemo – ha detto Gianni Borrelli, della Uil – un incontro con l’assessore Armao e col prefetto. Siamo disposti ad andare fino in fondo con la nostra protesta”. E nel corso dell’assemblea dei lavoratori è sorta anche l’idea “di bloccare le centrali”. O di garantire, nel migliore dei casi, l’erogazione dell’acqua solo per metà giornata nei comuni tutt’ora serviti dall’Ente. Si tratta di 45 comuni circa, nelle province di Trapani e Messina (e poche unità in provincia di Catania), di 65 mila utenze e di circa 500 mila abitanti. Che nei prossimi giorni potrebbero restare “a secco”. “Vi immaginate – dicono i lavoratori – nei prossimi mesi San Vito lo Capo o Favignana senz’acqua?”.
Ma l’impressione è che il blocco dell’acqua sia davvero l’ultima ratio. Il gesto estremo. “Intanto – dicono Domenico Inga e Paolo Montera della Cisl – organizzeremo un sit-in davanti alla prefettura, e giorno 9 andremo sotto l’Ars, per capire se c’è una reale intenzione di portare in Aula un disegno di legge che preservi quantomeno i nostri stièpendi”. Perché la voce che ricorre maggiormente tra i lavoratori stretti al piano terra di via Del Duca ripete senza sosta: “Senza stipendio, non si lavora”.
“Quello che ci chiediamo – aggiunge Inga – è perché si continui a tenere in piedi un Ente come questo, che è in liquidazione, ma ancora si occupa di gestione, e dove i creditori sono giunti ad aggredire persino il nostro salario accessorio”. E altri pignoramenti “continuano ad arrivare – spiega Francesco Sutera, dipendete Eas e recentemente dimessosi per protesta dalla sua carica di rappresentante sindacale – ogni giorno. Non possiamo fare altro che andare fino in fondo con la nostra protesta. Costi quel che costi”.
E a dar man forte ai lavoratori, oggi, anche i pensionati Eas. Come Francesca Spadoni, che, tra i toni forti dell’assemblea, quasi sussurra: “Sono arrivata all’Eas 40 anni fa. Al mio primo giorno di lavoro, i colleghi stavano scioperando e non mi fecero entrare in sede. Oggi, siamo ancora qui. Purtroppo l’Eas è il simbolo di una Sicilia in cui non cambia mai nulla”.