PALERMO – Ha un nome il cadavere massacrato a coltellate ad Acqua dei Corsari. Si chiama Massimo Pandolfo, 47 anni, pregiudicato palermitano. E stavolta non ci sono dubbi sull’identificazione: a lui si è risaliti dalle impronte digitali custodite nell’anagrafe di chi è finito in carcere. La madre, con cui viveva dopo essersi separato dalla moglie, ne aveva denunciato la scomparsa il 26 aprile scorso. Era uscito di casa al mattina per non farvi più rientro. E il suo telefono era stranamente spento.
Si tratta di un personaggio noto alle cronache giudiziarie. Nel 2002 fu coinvolto in un’inchiesta per il riciclaggio di auto di lusso. Macchine da sogno rubate sulla piazza di Milano e in Francia per poi rivenderle in mezza Italia a prezzi stracciati. Grazie a contatti diretti dentro le Motorizzazioni, la banda riusciva a dare alle auto una nuova verginità.
Un anno dopo il nome di Pandolfo saltò fuori perché coinvolto in una mega truffa bancaria non riuscita per un soffio. Lo accusarono di fare parte della banda che tentò il colpo del secolo: rubare 1700 miliardi dal caveau informatico del Banco di Sicilia con un semplice clic. Ma l’incursione nel sistema, la prova generale della truffa, fu scoperta e il colpo andò in fumo.
Assieme a lui finì sotto inchiesta Gianfranco Puccio un amico del figlio di Totò Riina con cui era socio in affari. Sia Puccio che Pandolfo, però, furono a assolti nel processo.
Adesso si scopre che l’uomo ucciso con quaranta coltellate nella zona del Teatro del Sole è proprio Pandolfo. La notizia dell’identificazione è confermaa dopo il clamoroso errore di persona di ieri. Il cadavere era stato identificato da parenti e medici in Alessandro Porretto, un trentaseienne psicolabile rintracciato a Bagheria. Ora, la svolta. I carabinieri coordinati dal colonnello Enrico Scandone, dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal sostituto Geri Ferarra sono risaliti all’identità della vittima.