Economia siciliana in affanno | Disoccupazione al 22,9 per cento - Live Sicilia

Economia siciliana in affanno | Disoccupazione al 22,9 per cento

Le esportazioni calano dell'11,1 per cento, in controtendenza con la media nazionale che, seppur di poco, cresce. Bene solo il turismo.

Il rapporto di bankitalia
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PALERMO – L’economia siciliana è in affanno e anche nella prima parte dell’anno la spirale recessiva stenta ad attenuarsi. In tutti i comparti gli indicatori nei primi sei mesi del 2014, risultano in calo; l’unico settore in crescita è il turismo, che registra un aumento delle presenze di stranieri pari al 10,8% rispetto allo stesso periodo 2013. E’ il quadro che emerge dal Rapporto sull’andamento dell’economia in Sicilia nel primo semestre del 2014 realizzato dalla Banca d’Italia, presentato questa mattina a Palermo. I crolli più significativi si registrano nell’import-export. Le esportazioni, calano dell’11,1%, in controtendenza con la media nazionale (+1,3%) mentre le importazioni diminuiscono del 10,5. In particolare, scende del 9,6% il commercio con l’estero di prodotti petroliferi raffinati che rappresentano per due terzi il totale dell’export siciliano e il 44,6% delle del totale nazionale del comparto; e al netto dei derivati del petrolio si riducono quasi tre punti percentuali attestandosi a quota -13,9%.

Nemmeno il trend positivo dell’agroalimentare riesce a bilanciare la flessione degli scambi con l’estero registrata per i prodotti chimici, elettronici e farmaceutici. Gli scambi con i paesi extra Ue si riducono del 14,8% da gennaio a giugno di quest’anno; meno marcato (-4,6) quello verso i paesi dell’Unione europea anche se schizza a -37,3% e -11,8% verso la Spagna e Germania. Infine, per i derivati del petrolio le riduzioni più significative si registrano negli scambi con Turchia, Egitto e Slovenia; in crescita, invece, le esportazioni verso Tunisia, Libia e Arabia Saudita.

Da gennaio a giugno di quest’anno, inoltre, sempre meno famiglie e imprese, in Sicilia, chiedono un finanziamento a banche e società finanziarie e i prestiti risultano in calo di quasi due punti percentuali rispetto allo stesso periodo 2013. Su base annua i finanziamenti alle aziende da parte degli istituti di credito calano del 3,8% in meno, mentre quelli alle famiglie consumatrici si riducono del 2%. La flessione risulta più pronunciata per le imprese attive nel settore delle costruzioni e dei servizi, che registrano anche un calo degli occupati. La crisi morde e le famiglie acquistano sempre meno, non a caso in Sicilia il ricorso al credito al consumo diminuisce del 4% e risulta in caduta libera la componente erogata dalle società finanziarie, rispetto a quello delle banche. I mutui per l’acquisto di abitazioni diminuiscono dell’1,5% (contro l’-1,6% nel 2013), anche se risulta in lieve calo il tasso di interesse annuo effettivo globale (Taeg), che a giugno di quest’anno si ferma al 3,8% contro il 3,9% della fine del 2013.

La crisi morde, le imprese licenziano o nel migliore dei casi non assumono e in Sicilia, da gennaio a giugno di quest’anno, gli occupati sono diminuiti del due percento rispetto ai primi sei mesi del 2013. Sebbene la percentuale risulti dimezzata (era -5,3% nel 2013), rispetto allo scorso anno 37 mila persone hanno perso il lavoro e il tasso di disoccupazione ha raggiunto quasi il 23% (attestandosi al 22,9). Il dato consegna alla Sicilia il primato negativo nella graduatoria nazionale, perché la percentuale di disoccupati è la più alta della media nazionale e di quella registrata nel Mezzogiorno. A perdere il lavoro sono più gli uomini (-3,7%) che le donne (-1%), così come i lavoratori autonomi (-3,6%) che i dipendenti (-2,5%). I settori più colpiti sono le costruzioni (-7,2%) e i servizi (-2%) mentre si registra un modesto recupero degli occupati nell’industria in senso stretto (1,2%). Il tasso di occupazione è pari al 39% mentre le persone in cerca sono 27 mila (+7,5%), la maggior parte delle quali senza una precedente esperienza lavorativa. Infine da gennaio a settembre di quest’anno è aumentato il ricorso alla cassa integrazione in deroga e alla cig straordinaria (+10.1%), mentre è diminuito il ricorso alla cig ordinaria (-24,9%). I settori nei quali è cresciuto più di altri il ricorso al paracadute sociale sono: servizi di trasporto, telecomunicazioni, industria meccanica. In calo, invece, il ricorso alla cig nell’industria manifatturiera, nell’edilizia e nel commercio.


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