"Eleggetemi ma non vado": le strategie per le Europee

“Eleggetemi ma non vado”: Europee, gli acchiappavoti e gli spavaldi

Le strategie della campagna elettorale dei leader
L'OPINIONE
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3 min di lettura

Massimo Giannini, noto editorialista e commentatore di Repubblica, le ha definite “le liste di Cetto La Qualunque” e non a torto. Si riferiva, e ci riferiamo ora, alle liste presentate da partiti e movimenti per le imminenti elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Le eccezioni

Tranne qualche eccezione, candidati cioè in grado di coprire con dignità e competenza un seggio al Parlamento di Strasburgo e Bruxelles per fedina penale pulita, particolari meriti sociali e sul fronte dei diritti, rapporti internazionali acquisiti e conoscenza delle lingue più parlate nelle istituzioni europee, troviamo o spavaldi “ingannatori” o personaggi assai discutibili, quanto meno curiosi, sotto diversi aspetti.

Col fucile in mano

Un esempio fra tanti? Un europarlamentare uscente, ricandidato, sta usando per la campagna elettorale manifesti che lo ritraggono con un fucile in mano nel gesto di sparare chissà a cosa o a chi. Bel messaggio, complimenti.

Gli spavaldi “ingannatori” sono coloro che si candidano pur annunciando con disinvoltura che se eletti rinunceranno al seggio. Una scelta “acchiappavoti” che dimostra quanto basso sia oggi il livello della politica in Italia. E qui non intendiamo gli sconosciuti, bensì i massimi livelli nelle istituzioni e nel panorama partitocratico.

“Votatemi ma non vado”

Si candida la premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni chiedendo agli elettori di scrivere sulla scheda solo il suo nome di battesimo, Giorgia, per lanciare – ma che c’entra? – una sorta di referendum sulla sua persona e sul suo operato a Palazzo Chigi. Se eletta non andrà al Parlamento Europeo.

Si candida la segreteria del Partito Democratico Elly Schlein. Se eletta non andrà al Parlamento Europeo. Si candida il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Se eletto non andrà al Parlamento europeo. Si candida il leader di Azione, Carlo Calenda, con tanto di nome sul simbolo ma assolutamente intenzionato a non lasciare Roma se eletto.

Il vizietto

Il vizietto di scrivere il nome dei capi sul simbolo – stava contagiando perfino la Schlein – è ormai, in tempo di patologica personalizzazione della politica dovuta probabilmente al vuoto di idee e all’assenza di una spiccata e comprensibile identità collettiva, abbastanza praticato.

Lo fanno (di scriverlo) Matteo Salvini, non candidato, Emma Bonino, Cateno De Luca. Lo fa Forza Italia che non molla Berlusconi, deceduto recentemente, stampato a caratteri cubitali. Evitano di farlo, invece, Giuseppe Conte del M5s, non candidato, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) parimenti non candidati.

Il giuramento di Renzi

Non lo fa Matteo Renzi che si candiderà nella lista Stati Uniti d’Europa (+Europa, Italia Viva, Radicali, Socialisti, Libidem e L’Italia c’è) in posizione defilata (però con il proporzionale e le preferenze serve a poco tentare di non dare nell’occhio), giurando che se eletto accetterà. I renziani mi perdoneranno ma è molto difficile credere al loro beniamino.

Il “due di coppe”

Lo possiamo attestare tranquillamente: parecchi degli attuali leader di partito se ne fregano allegramente del rispetto verso gli elettori, le loro promesse valgano quanto il “due di coppe” con la briscola a spade e spesso e volentieri preferiscono le scorciatoie, vedi strane alleanze finalizzate al superamento delle soglie di sbarramento, per assicurarsi la personale sopravvivenza.

La mancanza di “temi” europei

Uno spettacolo, al di là delle appartenenze di ognuno, decisamente poco decoroso. Ma decisamente poco decorosa è la quasi totale mancanza, nel dibattito pubblico e culturale, dei più pregnanti e urgenti temi che riguardano la visione di Europa che le forze politiche in campo dovrebbero avere e condividere con l’elettorato.

Specialmente nell’attuale gravissimo momento in cui guerre, sovranismi, populismi, minacce alle libertà civili in alcuni Stati della UE, muri e fili spinati stanno mettendo a serio rischio la pace e la tenuta dei diritti fondamentali della persona nella Unione Europea.

La paura dell’astensionismo

In definitiva, è ragionevole temere un elevato astensionismo dovuto esclusivamente alla irresponsabile condotta dei partiti sempre ripiegati su se stessi e poco abili nel condurre gli elettori senza una tessera in tasca alle urne.


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