PALERMO – Le ruggini che si sono formate sopra anni di aspre rivalità locali, ma anche l’assenza di una guida regionale per il pilone pentastellato della casa comune Pd-M5s. L’anomalo turno di elezioni amministrative in Sicilia del 10 e 11 ottobre fornisce un quadro in chiaroscuro per l’alleanza giallorossa che nell’Isola viaggia inevitabilmente con il freno a mano tirato.
Pd-M5s, un rapporto complicato
A impedire il decollo definitivo in queste Comunali sono soprattutto i rapporti, spesso tesissimi, tra gli esponenti locali dei due partiti, ma anche la mancanza di un leader regionale per il Movimento cinque stelle che sia realmente autorizzato a dare la linea e a governare la base grillina ormai lacerata dopo la svolta governista. “Abbiamo necessità di dare dei nomi a dei ruoli e di strutturare il movimento – afferma a viso aperto il capogruppo M5s all’Ars, l’agrigentino Giovanni Di Caro -, altrimenti l’assenza di un punto di riferimento peserà sulle scelte dei territori”. Il tour tra i Comuni al voto del segretario regionale Pd Anthony Barbagallo e il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, è lo specchio di questa situazione: non ha dato tutti i frutti che i suoi attori si aspettavano e così il puzzle dei dem e dei pentastellati resta inevitabilmente con qualche casella mancante.
A Vittoria strade separate
A partire da Vittoria, il Comune più grande al voto, orfano di un sindaco dall’estate del 2018. Al Viminale c’era Matteo Salvini e si decise lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Il Covid ci ha messo del suo e così Vittoria, dopo tre rinvii, ha dovuto attendere l’autunno 2021 per andare al voto. L’asse Pd-M5s non esiste. I dem si sono schierati con l’eterno Francesco Aiello, nome storico della sinistra e candidato dei Centopassi di Claudio Fava alle ultime elezioni regionali nel collegio di Ragusa. Il Movimento cinque stelle farà corsa solitaria con Pietro Gurrieri.
Niente accordo a Misterbianco
Niente dialogo tra le due sponde anche a Misterbianco, altro grosso centro al voto sciolto per mafia, in provincia di Catania. Il Partito democratico locale ha scelto di sostenere il ritorno in campo proprio dell’ex sindaco Nino Di Guardo, nonostante i vertici dem avessero preferito la discontinuità. Il nome di Di Guardo è risultato invece indigeribile ai Cinquestelle locali, schierati con Massimo La Piana.
Il Pd di Alcamo dice No a Surdi
Rapporti difficili, difficoltà nell’accettare come alleato colui che fino al giorno prima era l’avversario da combattere. Stesso scenario anche ad Alcamo, roccaforte grillina del Trapanese. Qui il Pd cittadino non ha accettato di accodarsi alla ricandidatura dell’uscente Domenico Surdi, che oltre al simbolo M5s avrà al suo fianco una lista civica. Sul sindaco uscente sono confluiti alla fine anche gli esponenti di Cento passi. Barbagallo e Cancelleri hanno spinto per l’accordo ma alla fine si sono dovuti arrendere. Il Pd alcamese ha quindi optato per l’intesa con Udc, Psi e lo schieramento vicino all’ex sindaco Giacomo Scala: il nome scelto per il Comune è quello di Giusy Bosco. Anche in questo caso l’assenza di un coordinatore regionale del Movimento cinque stelle che potesse essere riconosciuto come tale ha pesato sul quadro complessivo.
M5s senza guida, e Palermo incombe…
Una tessera mancante, quella del coordinatore regionale M5s, che blocca anche la discussione sulle Amministrative di Palermo: “Bisogna attendere che Giuseppe Conte indichi i suoi referenti in Sicilia e dopo potrà partire il confronto con il Pd e le altre forze politiche”, sussurra una voce interna ai Cinquestelle palermitani riflettendo sugli input arrivati finora dai dem ai quali i pentastellati non possono dare sponda per non surriscaldare gli animi nella propria metacampo, dove da mesi si è già proposto il deputato regionale Giampiero Trizzino. Una situazione in alto mare, complicata ulteriormente dall’annuncio delle primarie per la scelta del candidato sindaco di Palermo fatta da Barbagallo in occasione del rientro di Leoluca Orlando in casa dem.
Rottura a Canicattì
L’intesa a tre salta a Canicattì, nell’Agrigentino, dove i dem rompono anche con i Cento passi per le intese elettorali raggiunte a livello locale dal sindaco uscente Ettore Di Ventura (Pd), che ha deciso di ricandidarsi. Gli uomini di Fava correranno insieme con il Movimento cinque stelle di Fabio Falcone, che per cinque anni ha fatto dura opposizione a Di Ventura in consiglio comunale. Pd e M5s contro anche a Pachino, in provincia di Siracusa.
L’asse regge ad Adrano, Caltagirone e Grammichele
L’alleanza, o meglio il ‘modello Termini Imerese’ come amano spesso ripetere nel Pd, tiene ad Adrano. Qui Vincenzo Calambrogio, volto noto della politica locale scelto dal Pd, potrà contare sul sostegno di M5s e Cento passi. In casa Cinquestelle, questa volta, l’accordo è passato dalle mani dell’europarlamentare Dino Giarrusso. Asse solido a Caltagirone: nella città di don Sturzo il Movimento cinque stelle resiste alla tentazione di candidare Piergiorgio cappello, fratello del deputato regionale Francesco, e incontra la strada del Partito democratico e di altre forze civiche a sostegno di Fabio Roccuzzo. Democratici e pentastellati insieme anche a Grammichele con Pippo Purpora. Matrimonio fatto nel Siracusano anche a Lentini, a sostegno di Rosario Lo Faro, e a Noto.
Pd-M5s e Cento passi insieme a San Cataldo e Favara
L’alleanza a tre Pd-M5s-Cento passi, sulla quale dovrebbe nascere anche la candidatura alle Regionali 2022, viaggia compatta, invece, a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta: qui il candidato sindaco scelto dalla coalizione è Gioacchino Comparato. A Porto Empedocle la sindaca uscente M5s Ida Carmina vince sulla fronda interna che avrebbe voluto scegliere un’altra strada e si ricandida con il simbolo ufficiale. Nella cittadina agrigentina il simbolo del Pd non sarà sulla scheda elettorale. Accordo raggiunto, invece, a Favara, dove democratici e pentastellati confluiscono sul nome indicato da Centopassi: l’ex segretario provinciale di Rifondazione comunista Antonio Palumbo.
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