PALERMO – “Stanno svendendo la dirigenza regionale per salvaguardare le poltrone di Alfano, Castiglione e pochi altri”. Lo sussurra, dispiaciuto, un esponente di Alternativa popolare. Il partito del ministro degli esteri sta per esplodere. E rischia di dividersi ancora una volta. A complicare le cose, la candidatura di Fabrizio Micari. E c’è già qualcuno che guarda verso l’Udc di Cesa che ha ufficializzato il sostegno a Nello Musumeci.
Dovevano essere gli eroi dei due mondi, corteggiati da destra e sinistra, tirati per la giacca. Ma adesso, il gioco “a cavallo” dei due tavoli rischia di produrre, in vista delle Regionali solo guai: traducendosi in una irrilevanza politica del partito di Alfano nella prossima tornata. La scelta di aderire al progetto di centrosinistra e la stessa candidatura di Fabrizio Micari, infatti, non ha entusiasmato molti. Anzi, tutto è stato visto da molti dirigenti siciliani, come una manovra per garantire gli “alfaniani di Roma”. A discapito dei dirigenti locali che lamentano, tra le altre cose, il fatto che il partito non si sia mai riunito in questi giorni caldi. Un incontro potrebbe svolgersi nel weekend. “Ma potrebbe essere troppo tardi”, lamenta un big di Ap.
Micari non entusiasma
Nuove divisioni all’orizzonte, quindi. Che rischiano di erodere ulteriormente il consenso del partito in Sicilia, dove Ap può ancora annoverare ministri e sottosegretari. Non a caso, l’imminente accordo col centrosinistra non trova al momento conferme ufficiali tra gli alfaniani. La scelta di puntare sul candidato Fabrizio Micari, infatti, scontenta il partito almeno per un paio di motivi.
Il primo è legato al fatto che la candidatura del rettore doveva essere il “lasciapassare” a una coalizione ampia, che comprendesse anche la sinistra. Ma la sinistra ha rotto proprio per la presenza di Ap in coalizione. “Che senso ha insistere su Micari, allora?” commenta un deputato regionale. Non solo. I dettagli dell’eventuale accordo col centrosinistra non sono chiari agli uomini di Ap che avevano chiesto, in subordine, almeno l’indicazione di un ticket che prevedesse la presenza del vicepresidente designato Giovanni La Via. E invece, proprio ieri dal Pd sono arrivate altre proposte, come quella di Giovanni Panepinto che ha parlato di un possibile “ticket Micari-Crocetta”. “Se questa ipotesi diventasse realtà – commenta il presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo, alfaniano di Siracusa – non ci sarebbero nemmeno i presupposti per sedersi a discutere”.
Ma c’è di più. Dopo lo strappo delle sinistre, molti uomini di Ap si sarebbero aspettati l’indicazione di un candidato centrista come La Via, appunto, mentre altri pezzi del partito avevano provato a far decollare l’idea Nino Caleca. Tutte ipotesi accantonate dai Dem. E adesso le conseguenze per gli alfaniani potrebbero essere devastanti.
Le divisioni su Orlando
Del resto, le fibrillazioni all’interno del partito di Alfano si erano già palesate in occasione della più recente tornata elettorale. Mentre, infatti, il partito appoggiava ufficialmente (seppur camuffato nella lista ‘ibrida’ insieme al Pd) il sindaco Leoluca Orlando, il coordinatore regionale del partito Francesco Cascio lavorava (con un buon successo in termini di numeri) insieme a Marianna Caronia a una lista sostegno di Fabrizio Ferrandelli. Difficile, oggi, pensare che l’area che fa capo all’ex presidente dell’Ars, dopo aver deciso di dividersi dagli altri per opporsi a Orlando, possa pensare di confluire nel progetto che prevede il sostegno al candidato indicato dallo stesso Orlando.
Nessun confronto nel partito
Un caos nel partito, insomma. Perché anche chi, come il deputato regionale messinese Nino Germanà, afferma che “la candidatura di Micari è di altissimo profilo”, aggiunge che “il gruppo dell’Ars attende di capire in che termini sia stato ratificato l’accordo col Pd”. A dirla tutta, tra i dirigenti di Alfano, non c’è nemmeno un diffuso entusiasmo sulla scelta di Micari, considerato da molti un candidato poco conosciuto e di scarso appeal elettorale.
Dubbi che coinvolgerebbero diversi alfaniani. Da Pietro Alongi a Palermo che si era schierato apertamente per la candidatura di La Via, passando per Giovanni Lo Sciuto a Trapani, e che a Roma si sono già manifestate con lo “strappo” del senatore Salvo Torrisi a un passo dall’addio ad Ap e con i mal di pancia del collega Bruno Mancuso.
C’è chi guarda verso l’Udc di Cesa
Tensioni, quelle interne ad Ap, che potrebbero finire per favorire un’altra forza politica. In queste ore, infatti, Lorenzo Cesa avrebbe contattato diversi big alfaniani, per “testare” la loro disponibilità a passare all’Udc “di centrodestra”, la forza politica che ha deciso di andare nella direzione opposta a quella scelta da Pierferdinando Casini e Gianpiero D’Alia e che alle prossime Regionali sosterrà Nello Musumeci. Un corteggiamento che sembra possa portare buoni frutti. L’Udc viene considerato oggi – escluse alcune province – quasi un “contenitore vuoto”. Un ottima occasione, insomma, per gli scontenti di Ap, per ottenere in un colpo solo due risultati: rientrare nel centrodestra e accrescere le proprie possibilità di elezione all’Ars. A quel punto, del partito “dei due mondi”, potrebbe restare solo qualche poltrona.