Elusione fiscale, Ciancio assolto |La depenalizzazione salva l'editore - Live Sicilia

Elusione fiscale, Ciancio assolto |La depenalizzazione salva l’editore

TUTTI I PARTICOLARI.

transazione da 18milioni di euro
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CATANIA- Mario Ciancio Sanfilippo, editore etneo, è stato assolto dall’accusa di elusione fiscale nella cessione da 18milioni delle frequenze di Antenna Sicilia al gruppo Telecom “alla luce della modifica legislativa per cui è mutato lo Statuto del contribuente- scrive l’Ansa- che esclude ogni rilevanza penale delle operazioni formalmente prive di valore economico e quindi costituenti un ipotetico “abuso del diritto”. Si tratta delle recenti depenalizzazioni fortemente volute dal governo.

Ciancio aveva negato l’esistenza dell’elusione fiscale, sostenendo che avrebbe garantito i posti di lavoro nel trasferimento milionario evitando il sequestro da 18milioni di euro delle frequenze a Telecom ed Mtv. Il triubunale del Riesame parlava del salvataggio del “patrimonio di rapporti economici e lavorativi maturati da Rete Sicilia e di interesse per la Etis 2000, proprietaria della Sige Spa e quindi di Antenna Sicilia e Teletna”. Adesso, a distanza di due anni dal Riesame, è arrivata l’assoluzione di Ciancio, i fondi non sono stati sequestrati e tutti i dipendenti di Antenna Sicilia sono stati licenziati.

La garanzia dei posti di lavoro era stata ritenuta dai giudici determinante per dimostrare che Ciancio, nel trasferimento milionario delle frequenze a Telecom ed Mtv (vedi sotto), aveva agito con “concrete ragioni di natura imprenditoriale”, senza porre in essere alcuna elusione fiscale.

LA RICOSTRUZIONE- Il 18 luglio del 2006 Rete Sicilia Srl del Gruppo Ciancio cede alla Etis 2000, sempre di Ciancio, un ramo d’azienda, costituito dall’emittente Rete Sicilia, dalle attrezzature e impianti per l’irradiazione di ben 23 canali e tutte le concessioni burocratiche: prezzo 6,2milioni di euro. Pochi giorni dopo la Etis 2000 Spa stipula con Telecom Italia Media Broadcasting Srl un contratto preliminare per la vendita degli impianti al prezzo di 17,5milioni di euro. Una differenza, tra il primo e il secondo trasferimento, di ben 11milioni di euro. Le società del gruppo Ciancio perfezionano la vendita nel gennaio del 2007 e cedono a Telecom 17 canali (15,9milioni di euro), ad Mtv Italia Srl 6 canali (1,6milioni di euro). La vendita dei canali, si legge nella ricostruzione del Riesame, avrebbe consentito a Ciancio “un consistente risparmio fiscale in relazione alla plusvalenza realizzata da Etis 2000”. Secondo la ricostruzione del Tribunale, la Etis 2000 avrebbe dichiarato nel 2006 una perdita da 5,6milioni di euro e in questo modo “compensato la plusvalenza derivante dalla cessione”. La Etis 2000 aveva registrato perdite pregresse e un credito iva con l’Erario che avrebbe consentito alla stessa di incasare l’Iva dalle società acquirenti.

NESSUNA ELUSIONE- Secondo la Procura di Catania -ricostruisce l’Ansa- il passaggio da Rete Sicilia a Etis 2000 sarebbe stata priva di valida giustificazione economica e, pertanto, anche se formalmente ineccepibile, realizzata solo per ricavare risparmi di imposta e quindi determinando un ‘abuso del diritto’ costituente evasione – elusione sanzionata penalmente. La Procura aveva anche chiesto il sequestro per equivalente di 3.158.000 euro costituente l’ipotizzato profitto derivante dal reato, ma il Gip Giuliana Sammartino aveva rigettato la richiesta. Nel frattempo, la Commissione Tributaria provinciale di Catania aveva annullato i relativi avvisi di accertamento ritenendo valida l’operazione economica. Anche l’appello all’ordinanza di rigetto presentato dal Pm dinanzi al Tribunale del riesame era stato rigettato. E la Cassazione ha dichiarato inammissibile il successivo ricorso del Pm. La Terza sezione penale, presieduta da Elena Maria Teresa Calamita, nei giorni scorsi, ma la sentenza è stata resa nota oggi, ha chiuso definitivamente la vicenda, alla luce della modifica legislativa per cui è mutato lo Statuto del contribuente, che esclude ogni rilevanza penale delle operazioni formalmente prive di valore economico e quindi costituenti un ipotetico “abuso del diritto”. Nell’accogliere le ragioni esposte dal difensore dell’imputato, l’avvocato Carmelo Peluso, il giudice ha anche dichiarato “manifestamente infondata” la eccezione di legittimità costituzionale sollevata dalla Procura che aveva posto la questione sulla norma che ha abrogato il reato fiscale in caso di “abuso del diritto”.


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