(Roberto Puglisi) Il drammatico dato era già venuto fuori su LiveSicilia.it nel corso di una chiacchierata con il dottore Giampaolo Spinnato, medico impegnato sul fronte del contrasto alle dipendenze con il SerD: “L’allarme c’è – diceva il dottore –. A Palermo è cresciuto enormemente il consumo di crack che è la droga del momento, quella prevalente. Costa poco e viaggia in abbondanza, anche fra i ragazzi di tredici e quattordici anni. Questo è il dato da sottolineare: l’età del consumo si è abbassata ed è un problema in più”. Ieri, la dottoressa Claudia Caramanna, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni ha offerto, nuovamente, la cronaca uno spaccato terribile: “Ci sono casi di consumo di crack anche a dodici anni. Tra i giovani c’è un disagio profondo, implementato dalla pandemia”.
Un allarme gravissimo
L’occasione forte di una denuncia è stata fornita da un convegno promosso dall’Ersu edal Rotary Club Palermo Est. C’erano tanti ragazzi ad ascoltare, oltre ai relatori. Quello che colpisce – anche se i fatti sono noti – è la progressione di un’emergenza che appare inarrestabile. Un altro medico impegnato sul fronte del contrasto alla dipendenze, la dottoressa Marinella Cannella ha descritto un contesto desolante: “Arrivano in continuazione genitori disperati che chiedono aiuto. Il crack devasta le famiglie. Si prova un senso di straniamento. Tante mamma e tanti papà si domandano: ma questo è figlio mio? Siamo sotto organico ed è un problema”.
La spirale della droga
Don Enzo Volpe, ‘salesiano da trincea’, con la sua ‘Casa ‘Ancora nel cuore di Ballarò ha messo a disposizione una visuale ravvicinata: “La gravità del fenomeno ha preso sempre più piede tra tutti i giovani. Bisogna lavorare tanto per fare acquisire la consapevolezza dei rischi legati al fenomeno crack, anche perchè i presìdi terapeutici esistenti non sono particolarmente efficaci ed, entrando nella spirale di questa droga, è difficile uscirne: una sostanza che può causare conseguenze sia psicopatologiche che fisiche particolarmente importanti”.
“Mio figlio ucciso dal crack”
Tra i relatori, al convegno, c’era il dottore Francesco Zavatteri, farmacista, che ha perso un figlio, Giulio, ucciso dal crack e che è impegnato nella creazione di un centro di accoglienza sempre a Ballarò, notissima piazza di spaccio. Francesco ha ripercorso le fasi di un calvario: la morte che arriva dopo mesi di sofferenza, di alienazione, di notti insonni e di soccorsi con il cuore che batte forte. Una tragedia identica è toccata ai genitori di Diego, amico di Giulio. “La sera prima di morire ha avuto una crisi d’astinenza molto violenta – hanno raccontato Lara e Antonio -. E’ stato ricoverato in ospedale. Ha messo firma ed è tornato a casa. Poi, è successo. Abbiamo disperso le sue ceneri in mare, come avrebbe voluto. L’acqua luccicava contro i raggi del sole con uno sfolgorio particolare, impossibile dimenticarlo. Vogliamo che nessun genitore soffra come stiamo soffrendo noi”. (rp)