Imbuto giustizia a Palermo | Richieste di arresto ferme - Live Sicilia

Imbuto giustizia a Palermo | Richieste di arresto ferme

Il Tribunale di Palermo

Sono pochi i giudici che vagliano il lavoro dei pm. Il presidente del Tribunale: "Situazione gravissima".

PALERMO – La situazione è al collasso. Si è creato un imbuto al Tribunale di Palermo. All’ufficio Gip-Gup dovrebbero esserci 26 giudici, ma solo la metà è in servizio. La situazione si è aggravata negli ultimi giorni, quando Fabio Pilato e Filippo Serio sono stati nominati al Tribunale dei ministri per il caso della nave Diciotti che coinvolge il ministro Matteo Salvini.

Il presidente del Tribunale, Salvatore Di Vitale, parla di “grandissima emergenza che preoccupa molto”. Di Vitale si è fatto in quattro in questi anni per metterci una pezza. Ha ottenuto qualche risorsa in più in organico, che non poteva certo risolvere la situazione. Si è pure speso molto per convincere, uno per uno, alcuni colleghi.

C’è una sproporzione numerica fra l’ufficio del pubblico ministero e quello dei giudici che si fa più netta nel rapporto fra pm e giudici per le indagini preliminari e per l’udienza preliminare. Nell’ufficio della Procura lavorano una sessantina di magistrati, a cui vanno aggiunti i circa cinquanta procuratori onorari, e cioè i non togati che svolgono le funzioni del pubblico ministero.

Il prodotto dei loro sforzi confluisce all’ufficio Gip-Gup, dove la mole di lavoro è enorme. Richieste di misure cautelari e di rinvio a giudizio da vagliare, intercettazioni a cui dare il via libera, proroghe di indagini, processi da celebrare per gli imputati che scelgono il rito abbreviato: l’ufficio, seppure ci sia il massimo impegno di chi vi lavora, arranca. Il risultato è l’inceppamento della macchina con richieste, molte di arresto, che attendono il via libera. E così si lavora per priorità, dando la precedenza alle urgenze che finiscono anch’esse per accumularsi. Sono decine le indagini per le quali, secondo i pubblici ministeri, è necessario emettere delle ordinanze di custodia cautelare e di sequestro. Si tratta di centinaia e centinaia di posizioni da valutare con rigore, specie quando si è chiamati a decidere sulla privazione della libertà delle persone.  

Il presidente Di Vitale ha manifestato l’emergenza che si trova a fronteggiare al Consiglio superiore della magistratura. Sarebbe stato necessario un concorso straordinario, ma si procederà con la finestra ordinaria di novembre. Resta da capire quanta gente presenterà la domanda. Palermo, infatti, è una destinazione sempre meno ambita. In ogni caso, ed ecco un’altra criticità, per andare all’ufficio del Gip bisogna avere prima lavorato per due anni nel settore penale. Di certo non si possono depotenziare le sezione del Tribunale, anch’esse sotto organico, davanti a cui si svolgono i processi. Insomma, la coperta resta corta.

I miracoli non esistono, servono più uomini per fronteggiare la criminalità, mafiosa e non, per dare le risposte che i cittadini si aspettano, per non vanificare il lavoro dei pubblici ministeri laddove il fattore tempo è decisivo.

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