CATANIA – “E’ un limone che abbiamo spremuto fino in fondo”. Lo aveva detto appena qualche giorno fa il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi lanciando l’emergenza sul grave deficit di risorse che vive quotidianamente l’ufficio giudiziario etneo. Un appello rilanciato anche oggi nel corso di un convegno che ha avuto come ospite principale il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Maria Sabelli. “E’ da tempo – incalza il numero 1 dell’Anm – che noi chiediamo risorse per la giustizia. Le riforme sono necessarie ma non si possono fare riforme a costo zero. Però bisogna tener presente, perché può sembrare strano chiedere risorse in un momento di difficoltà economica, che investire sulla giustizia vuol dire lavorare per un risultato che va nel senso di un effettivo risparmio”.
Su questo tema Sabelli fa riferimento proprio all’argomento dell’incontro organizzato da Unità per la Costituzione: “Oggi parliamo di riforma delle circoscrizioni giudiziarie e delle piante organiche e si tratta di un intervento che ha una duplice finalità: una verso l’efficienza e una di recupero di risorse e quindi, anche se – storce un po’ il naso Sabelli – non mi piace parlare di giustizia in termini di economia, è un intervento che va anche verso quella direzione, cioè quella del risparmio e quindi attraverso le economie di scala. Però – ribadisce – le riforme in termini di efficienza purtroppo non possono avvenire a costo zero. Bisogna sapere però – è l’appello ai futuri parlamentari e governatori – che gli investimenti nella macchina della giustizia hanno poi un riflesso anche nell’economia”.
Il magistrato reso famoso dalle inchieste per la P4 e per le indagini su Piero Marrazzo però non ammette alibi: “Non possiamo trincerarci dietro la carenza di risorse – avverte – nel senso che anche i magistrati devono fare uno sforzo che è quello dell’esercizio quotidiano delle loro funzioni e che è anche quello dei dirigenti nell’impegno della buona organizzazione”. Un po’ la ricetta di Giovanni Salvi che a Catania ha rivoluzionato i gruppi di lavoro cercando di ottimizzare tempi e risorse.
Il presidente dell’Anm non si esime dal rispondere a domande di chiara impronta politica. Catania è in piena campagna elettorale per le comunali e nel calderone dei papabili spicca il nome del Giudice Marisa Acagnino. La sua possibile candidatura è stata oggetto anche di una seduta della giunta distrettuale dell’associazione: la posizione della maggioranza è stata quella di scelta inopportuna. E ritorna quindi alla ribalta l’annoso tema dei magistrati che scendono in politica. Sabelli ha le idee chiarissime. In primis la credibilità del potere giudiziario. “Noi ci poniamo un problema di tutela dell’imparzialità, ma anche dell’immagine di imparzialità, che per noi è fondamentale. E su questo l’Anm ha ripetutamente chiesto un intervento del legislatore”.
Anche se Sabelli non cita direttamente Marisa Acagnino, l’idea che il giudice catanese decida di candidarsi a sindaco non rientra nelle opinioni del presidente dell’Anm. La sua posizione è infatti netta. “Occorre – afferma – rompere un diretto collegamento territoriale fra esercizio della funzione giudiziaria e attività politica, e bisogna intervenire anche per evitare una immediata contiguità temporale fra la giurisdizione e l’esercizio dell’attività politica”.
E a proposito di magistrati che hanno deciso di scendere in politica: Cosa fa Ingroia adesso? “Ah questo non lo – sorride Sabelli – chiedetelo a lui”.