CATANIA – Terza e ultima giornata per la serie di incontri dedicati alla figura di Napoleone Colajanni, politico e intellettuale ennese, organizzati dal Centro Studi MedMez con la collaborazione dell’Università Kore di Enna. In chiusura delle giornate di studi i conferenzieri si sono concentrati sull’impegno di Colajanni contro la corruzione e la criminalità organizzata.
La sessione mattutina
I lavori si sono aperti alle 10, con una introduzione di Paolo Garofalo di Med Mez e i saluti di Eugenio Bonanno del Centro Studi Med Mez e della Coordinatrice di Scienze Strategiche e della Sicurezza della Kore Agata Ciavola. I lavori, moderati dal Preside di Scienze dell’Uomo e della Società della Kore, Giacomo Mulè, hanno usato come punto di partenza gli scritti di Colajanni per affrontare il tema della criminalità organizzata e della corruzione dall’800 ai giorni nostri.
Serafina Buarné, già Responsabile Anticorruzione e Segretaria Generale di Roma Capitale, ha parlato di prevenzione nella corruzione, ricordando le denunce in parlamento di Colajanni in occasione degli scandali del Banco di Roma e dell’omicidio Notarbartolo: “Colajanni denunciava i fatti, li collegava, faceva i nomi e a quel punto era difficile mettere la polvere sotto il tappeto”. Il Prefetto Isabella Giannola, la prima donna a ricoprire il ruolo di vice capo nazionale del Cesis, oggi Dis, il coordinamento dei Servizi Segreti, si è invece concentrata sulle misure interdittive e sugli strumenti di scioglimento delle mafie.
La giornalista di Live Sicilia e coordinatrice del mensile antimafia “S” Laura Distefano ha parlato dell’evoluzione della criminalità organizzata catanese, dalla nascita della famiglia catanese nel 1925 ad oggi, sottolineando la figura di Nitto Santapaola capace di intrattenere stretti rapporti con pezzi della politica e delle istituzioni tra il 1970 e 1980. “Un modello, quello dell’inabissamento – ha detto Distefano – oggi molto diffuso e che quasi sovrapponibile a quello strategico del boss catanese. Attraverso l’analisi del modello Santapaola si potrebbero studiare strumenti per contrastare questo ‘livello alto’ della mafia, che inquina e avvelena l’economia legale e le istituzioni”.
La sessione è poi proseguita con il collegamento in videoconferenza del Procuratore Aggiunto della Procura antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, titolare delle inchieste che hanno messo a nudo i collegamenti della ‘ndrangheta e la sua evoluzione nel narcotraffico internazionale, con collegamenti con il mondo imprenditoriale, massone e politico.
Il pomeriggio
La sessione pomeridiana ha avuto, come punto di partenza, lo scritto di Napoleone Colajanni “Nel regno della mafia”, considerato uno dei migliori strumenti d’analisi sulla genesi e capacità di adattamento del fenomeno mafioso. Con la moderazione del giornalista di Livesicilia Fernando Massimo Adonia, che ha definito il testo di Colajanni “Un grido, un libro violentissimo che risponde alla violenza di un periodo storico che iniziava a rivelare il suo volto”, si sono susseguiti gli interventi di Claudio Fava, Presidente della Commissione Regionale Antimafia, del sociologo Roberto Cipriani, Emerito dell’Università di Roma 3, del Magistrato Alfonso Sabella, componente del pool antimafia di Gian Carlo Caselli la cui intensa a attività investigativa è stata resa nota anche attraverso la serie televisiva Rai “Il cacciatore”, e del giornalista di “Domani” e scrittore di mafia Attilio Bolzoni, che ha scritto la prefazione all’edizione di Rizzoli del libro di Colajanni.