PALERMO – Ennesimo giorno di protesta per i dipendenti dell’Inps, dell’ex Enpals e dell’ex Inpdap, che sono scesi in strada chiedendo risposte concrete sul loro futuro davanti alla sede della Ragioneria territoriale dello Stato, in piazza Marina, a Palermo. Dopo essersi riuniti in assemblea alle prime ore del mattino, nella sede dell’Inps di via Laurana, i dipendenti dei tre enti di previdenza hanno stabilito una strategia di protesta unitaria in vista della settimana prossima, prospettando la possibilità di un’assemblea permanente dal 21 al 25 ottobre.
In piazza erano presenti le principali sigle sindacali: Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Usb che, di concerto con le delegazioni provinciali di Trapani e Ragusa, sono tornate ad affrontare l’argomento dei tagli previsti dalla spending review per stipendi e lavoratori. “Siamo scesi in piazza ancora una volta perchè dal sit-in di venerdì 11 ottobre ad oggi non ci è arrivata dagli organi nazionali alcuna risposta certa – spiega Michele Cascino, Rsu Cgil Sicilia -. La manifestazione di questa mattina si sta svolgendo in contemporanea con quella a livello nazionale in corso a Roma, davanti al Ministero dell’Economia. Il problema dei tagli all’Inps accomuna tutte le province italiane e rischia di generare una vera e propria crisi sociale”.
E i dati, in questo senso, sono allarmanti: “I tagli previsti dalla spending review dell’anno scorso hanno messo in crisi un settore centrale quale è quello della previdenza sociale – chiarisce ancora Cascino – ma adesso si parla di 360 dipendenti in esubero per tutta la Sicilia e circa 70 solo per la provincia di Palermo. A sommarsi a questo c’è anche il taglio degli stipendi di circa 300 euro al mese e quello che non riusciamo a capire è il perché questa enorme mole di tagli stia colpendo solamente i funzionari e non il personale dirigenziale”. Negli anni scorsi infatti l’Inps e l’Inpdap “si erano dovuti di fatto fondere nella logica di un potenziamento dei servizi a fronte di una diminuzione delle spese – spiega Cascino –. Quello che si è ottenuto è che in Sicilia si sta iniziando soltanto adesso ad avviare un processo di fusione dei dipendenti e delle strutture. Quello che però ci preme capire è come mai questo processo anziché ridurre il numero dei dirigenti lo ha enormemente aumentato portandolo, a livello nazionale, a oltre 600 unità”.
La protesta di oggi dunque è soltanto l’ennesimo capitolo di una serie di manifestazioni che si protrarranno per tutta la settimana prossima finalizzate a ottenere un risposta definitiva entro il 31 ottobre. E’ per quella data infatti che è fissato il termine ultimo entro il quale si può operare una revisione del bilancio presentato dall’istituto. “In un modo o in un altro, purtroppo, le manifestazioni si concluderanno a fine mese – conclude Cascino -. Siamo d’accordo con il fatto che si debba tagliare la spesa ma vogliamo essere sicuri che prima di ridurre stipendi e personale si sia tentata ogni altra strada possibile”.