Era accusata di avere chiesto l'omicidio del figlio a un killer, assolta - Live Sicilia

Era accusata di avere chiesto l’omicidio del figlio a un killer, assolta

La decisione del gup

TRAPANI – L’accusa era grave: quella di aver chiesto ad un pregiudicato alcamese di uccidere il figlio, stanca delle continue minacce. L’ordine sarebbe stato quello di ordire un finto incidente stradale. Ma dinanzi al gup la ricostruzione dei fatti è risultata diversa.

I protagonisti della vicenda

Quello che era sembrato un preciso ordine si è dimostrato così soltanto lo sfogo di una donna incapace oramai di potersi difendere dalle vessazioni che subiva dal figlio. Protagonista della vicenda una vedova di 73 anni di Castellammare del Golfo (Trapani), madre di tre figli e che da poco era tornata a vivere nel paese di origine dopo essere stata per lungo tempo in Lombardia.

Il processo

Dinanzi al gup del tribunale di Trapani, Giancarlo Caruso, sono comparsi così la donna e un uomo di 52 anni di Alcamo, con l’accusa di tentato omicidio. L’indagine era stata avviata dalla polizia dopo che ai poliziotti si era rivolto un uomo conterraneo della donna, suo conoscente, che ha raccontato della richiesta ricevuta e di essere stato più volte pressato e incitato ad agire mettendo in atto quel piano di morte.

L’accusa

La protagonista della vicenda era costretta a vivere nell’immobilità a causa di una totale invalidità, è stata intercettata e così è venuto fuori anche l’altro uomo, un alcamese, al quale sarebbe stata rivolta analoga richiesta. Un’accusa grave, quella di aver dato incarico ad un killer per uccidere il figlio di 52 anni. Ma dinanzi al giudice la vicenda è risultata ridimensionata e quindi ben diversa.

Le minacce

La donna era semmai la vittima delle minacciose pressioni del figlio, di continue offese, e quello che sembrava essere un piano di morte era semmai l’unica reazione possibile che poteva opporre alla cruda realtà, e che nessun ordine ad uccidere era stato davvero impartito. Il giudice ha assolto i due indagati, applicando la libertà vigilata per un anno.

La donna è stata difesa dagli avvocati Domenico Grassa e Vito Coppola. L’altro indagato dall’avvocato Mario Sanacore. Le difese hanno evidenziato come nemmeno dalle intercettazioni sono emersi comportamenti tali da avvalorare l’ipotesi sostenuta dalla Procura.

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