Città deserte, spiagge affollate, gite fuori porta, pranzi in compagnia, grigliate con amici e familiari. Il Ferragosto, in quanto “cuore” della stagione estiva, spesso coincide con il periodo di ferie più atteso.
Eppure, allo stesso tempo, esso porta con sé il sapore di un “giro di boa”, in quanto per molti segna la fine delle vacanze e fa intravedere già il ritorno alla routine.
Dopo il 15 agosto si fa strada la percezione che “l’estate stia finendo”: le giornate si accorciano, le condizioni meteorologiche diventano piú instabili, e comincia e prendere forma un sentimento di nostalgia per ciò che sta per concludersi.
Feste comandate e aspettative sociali
Anche il Ferragosto rientra tra le cosiddette feste comandate, che portano con sé un “messaggio implicito”: bisogna stare in compagnia, condividere, festeggiare, mostrarsi felici.
Si tratta di una “pressione culturale” che può generare disagio in chi vive condizioni particolari: l’assenza di una famiglia con cui condividere queste giornate, dei legami conflittuali, la distanza da amici o parenti.
Chi non risponde a certe “aspettative” si trova cosí esposto alla percezione di essere “in difetto” rispetto a un modello socialmente condiviso, che non sempre però corrisponde alla realtà.
É cosi che i giorni che dovrebbero celebrare la compagnia e la leggerezza collettiva rischiano di trasformarsi in una “lente di ingrandimento” su vuoti e mancanze personali.
E la solitudine, che magari nel quotidiano viene tollerata, si trasforma, in questi particolari momenti, in assenze percepite piú che mai e confronto con ciò che “dovrebbe essere” e non è.
Tra legami mancati e senso di solitudine
Sul piano sociale il Ferragosto può diventare dunque un momento doloroso per chi non ha dei buoni legami familiari e sociali, o non si sente parte di un gruppo.
Certi momenti di convivialità e condivisione imposti amplificano le differenze tra chi ha la fortuna di poter stare “in compagnia” e chi no, attivando sentimenti di esclusione, malinconia ed anche vergogna per la propria condizione; mentre gli altri sono “occupati” con i propri legami, chi resta fuori rischia di vivere quasi un senso di invisibilità.
Si tratta di giornate che scandiscono il tempo collettivo e che, proprio per questo, diventano “specchio delle proprie relazioni”: se i legami sono forti e sostengono, la festa è occasione di gioia; se mancano o sono conflittuali, la ricorrenza può trasformarsi in un “amplificatore di vuoti, tensioni e solitudini”.
Chi non ha dei buoni legami sui quali contare in questi particolari momenti rischia cosí di sentirsi “fuori dal coro”. La solitudine che in altri giorni dell’anno può essere più gestibile, durante queste date diventa un’esperienza molto piú accentuata.
Ed è qui che nasce un vero e proprio paradosso: i giorni di festa pensati per unire possono trasformarsi, per qualcuno, in occasioni di esclusione e di sofferenza.
Vincere gli obblighi sociali con autenticità
È proprio questa “duplice faccia”, del Ferragosto cosí come delle altre feste comandate in cui vengono imposte certe condizioni sociali ed emotive (convivialità e felicità ad ogni costo!), a rendere questi momenti abbastanza impegnativi e complessi: quando non si riescono a soddisfare certe aspettative sociali ci si trova purtroppo a fare i conti con emozioni negative, frutto dell’aver fallito nel seguire rigidamente i rituali collettivi previsti e del sentirsi “fuori posto” rispetto a chi invece ci riesce.
Accogliere invece la diversità dei vissuti, senza il bisogno di uniformarsi a tutti i costi agli obblighi sociali, significa concedersi la libertà di vivere certi momenti secondo il proprio ritmo interiore.
Riconoscere le emozioni -anche e soprattutto quelle negative- lasciandole emergere senza giudizio, diventa così un passo fondamentale per incontrare autenticamente sé stessi.
La solitudine e il senso di esclusione, se accolti e non negati, possono trasformarsi in “spazi di riflessione e consapevolezza”.
In questo silenzio forzato è possibile interrogarsi sui propri bisogni affettivi e sulle proprie relazioni significative; magari proprio su quelle che si desidera coltivare o che è necessario “recuperare” prima che sia troppo tardi…
Distaccarsi dall’idea che certi momenti di festa festa debbano per forza coincidere con convivialità e ostentazioni di divertimento e felicità, permette di scoprire che anche la “scelta di stare soli” può essere positiva e soddisfacente, se rispecchia il proprio sentire interiore.
In questo senso Ferragosto e le varie feste comandate non sono soltanto giorni di socialità obbligata, ma possono diventare dei momenti in cui concedersi ascolto, autenticità e nuovi significati per poter leggere le circostanze.
“Trasformare l’obbligo in libertà e la solitudine in introspezione”: è questo il “dono nascosto” di certe ricorrenze…
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), libera professionista e specializzanda in Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]

