Ex Pip, tremila vite "in nero" | "La politica trovi una soluzione" - Live Sicilia

Ex Pip, tremila vite “in nero” | “La politica trovi una soluzione”

Una protesta degli ex Pip a Palazzo dei Normanni (Foto d'archivio)

Chi sono, le loro storie. Dopo la bocciatura della norma che li stabilizzava in Resais, chiedono all'Ars e al governo Musumeci di porre rimedio.

PALERMO – “Quando tutto è iniziato ero fidanzata, oggi sono quasi nonna e non è cambiato niente”. Le parole di Enza Greco, ex Pip di 55 anni, descrivono un paradosso tutto siciliano. “Aspettiamo da 20 anni che qualcuno metta la parola fine alla nostra situazione di precari. Questa volta ci avevamo creduto davvero ma è finita di nuovo male”, prosegue Enza. Il Consiglio dei Ministri, infatti, ha giudicato incostituzionale la norma della Finanziaria regionale che prevedeva per i circa 2.800 lavoratori ex Pip l’assunzione a tempo indeterminato a partire dal 1 gennaio 2019 alla Resais, partecipata regionale.

La protesta

Ed è tempo, quindi di tornare in piazza, a cominciare da oggi: appuntamento alle 16, ora di inizio della seduta dell’Ars, davanti a Palazzo dei Normanni. Perché l’obiettivo adesso è più chiaro: gli ex Pip vogliono un disegno di legge apposito. “Una norma ad hoc”, dice Marianna Caviglia, 42 anni, da 18 nel bacino, che si chiede: “E poi perché anche noi non siamo nell’elenco dei lavoratori delle ex partecipate regionali? Per tre anni ho ricevuto un bonifico sul mio conto corrente proveniente direttamente delle casse della Regione”. 

Insomma, dopo qualche settimana in cui hanno pensato di essere finalmente a un passo dalla stabilizzazione attesa per 20 anni, gli ex Pip sono di nuovo punto e a capo. E l’amarezza è stata tale che ieri un centinaio di lavoratori in servizio all’Assessorato al Territorio ha deciso di incrociare la braccia in una forma di protesta spontanea. “La norma della Finanziaria è incostituzionale? – si chiede l’ex Pip Franco Motisi, architetto di 59 anni, “impiegato” all’Urbanistica -. Invece una pubblica amministrazione che si avvale praticamente di lavoratori in nero, lavoratori con turni, badge, ferie; lavoratori che pagano l’Irpef, ma che non hanno stipendi né contributi, non è una cosa incostituzionale?”. Gli ex Pip sono dei cosiddetti “sussidiati”: ogni mese percepiscono 832 euro lordi dall’Inps, con cui la Regione ha di recente chiuso un accordo proprio in vista del passaggio a Resais. “Ci attaccano – prosegue – ma non è che noi stiamo a giocare a carte tutto il giorno. Ci sono colleghi di ogni livello, per ogni tipo di mansione, ma comunque siamo lavoratori a tutti gli effetti della Regione e degli enti collegati. La Costituzione avalla questa situazione?”. L’Inps pagherà dunque fino alla fine del 2018, ma se entro dicembre non si troverà una soluzione, che succederà dopo?

La politica

 

L’esito di questa vicenda era per molti una “morte annunciata”. Durante il dibattito parlamentare in Sala d’Ercole per l’approvazione della Manovra finanziaria le opposizioni, e non solo, avevano più volte sottolineato che questa norma, di iniziativa parlamentare, non avrebbe potuto superare l’esame del Consiglio dei ministri. Giancarlo Cancelleri, leader grillino dell’Ars, ha continuato a ribadire questa posizione anche nei giorni scorsi attraverso il suo profilo Facebook: “Noi lo abbiamo detto in tutte le salse che era incostituzionale, ma non siamo stati ascoltati, anzi sono andati avanti prendendovi in giro – ha scritto in un commento durante una discussione con alcuni lavoratori ex Pip. – Mi dispiace perché da questi commenti si capisce che ancora una volta puntate il dito contro gli unici che vi hanno difeso. E adesso che fare? Beh, chiedetelo a chi vi ha messo nei guai”. Strenuo difensore della norma, il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Milazzo: “In occasione del dibattito in Aula, dal M5S non è arrivata uno straccio di proposta. Se non li conoscessi personalmente, mi sorgerebbe il dubbio che quasi quasi siano felici di questa impugnativa. Ribadisco che su questa vicenda si dovrà ridiscutere a Roma per trovare una soluzione perché è impensabile lasciare 2.800 famiglie in mezzo a una strada”. “Non si può parlare di decreto Dignità un giorno – aggiunge Edy Tamajo, deputato regionale di Sicilia Futura – e l’altro mandare all’aria una legge della Sicilia che andava proprio nella direzione di tutelare il lavoro a chi è precario. I Cinquestelle che guidano il Governo Conte indichino una via, se ne sono capaci, per dare certezze a questi precari siciliani”.

La proposta

“Risolvere i problemi, quella è la cosa più difficile. Forse pensate che dicendo così attaccate la vecchia politica – dice Maria Grazia Guttuso, della Cgil – ma la maniera per combattere la politica insana è quella di sanare le situazioni”. Adesso la strada che gli ex Pip chiedono è quella di una legge ad hoc.  “Una legge che non contenga tutti gli errori che sono stati commessi stavolta – dice Mimmo Russo, consigliere comunale ed ex Pip -. Intanto, perché parlare così chiaramente di ‘assunzioni a tempo indeterminato alla Resais’ piuttosto che indicare genericamente ‘un piano di stabilizzazioni’? Le soluzioni potevano essere tante. E poi si deve trovare una copertura economica certa che rassicuri il governo nazionale: servono circa 36 milioni di euro e il capitolo indicato nella norma per il primo triennio ne contiene soltanto 29. Non si possono stabilizzare gli ex Pip se non si coinvolgono economicamente anche gli enti ospitanti”. Ovvero, far contribuire alle spese anche gli enti presso cui lavorano gli ex Pip. “Con quelle cifre – conclude Russo – ci si potrebbero coprire, per esempio, le spese per i contributi”.

Finita la sessione di Bilancio all’Ars, il Parlamento regionale adesso lavorerà a singoli disegni di legge. Dopo la bocciatura dell’articolo della Finanziaria gli ex Pip sono di nuovo in attesa. “Che il governo Musumeci prenda una posizione in questa vicenda”, dice Guttuso. “Stiamo dando tempo, poi saremo in piazza giorno e notte”, annuncia Russo.


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