Ex Pip vincono causa milionaria, la Regione deve pagare - Live Sicilia

Ex Pip vincono causa milionaria, la Regione deve pagare

Furono esclusi e riammessi interpretando "male" una legge

PALERMO – Esclusi dal bacino dei precari e riammessi dalla Regione tre anni dopo, ora devono incassare i soldi non percepiti.

Il giudice del Tribunale del Lavoro di Palermo, Paola Marino, ha riconosciuto l’illegittima esclusione di oltre quaranta ex Pip che l’amministrazione regionale aveva espulso dal bacino “Emergenza Palermo” nel maggio 2014 poiché ritenuti responsabili di comportamenti incompatibili con l’inserimento e la permanenza nel bacino stesso.

Al contempo il giudice ha stabilito che ai lavoratori riammessi nel 2017, assistiti dall’avvocato Pier Luigi Licari, dovranno essere riconosciuti gli assegni di sostegno al reddito arretrati, e non pagati, per oltre trentamila euro ciascuno.

L’allontanamento voluto da Crocetta

È una storia che parte da lontano. Fu il governo di Rosario Crocetta ad allontanare gli ex Pip ritenendo che avessero tenuto, o reiterato, comportamenti penalmente rilevanti che denotavano un oggettivo rifiuto al reinserimento lavorativo e sociale.

In particolare agli ex Pip veniva contestata la violazione dell’articolo 43 comma 2 della Legge regionale 9/2013 che privava dell’assegno di sostegno del reddito coloro i quali “si rendano responsabili di azioni contrarie all’ordine pubblico e/o al patrimonio e/o alle persone”. La norma successivamente è stata confermata con la legge regionale 9/2015.

L’assesorato regionale alle Politiche sociali e alla famiglia aveva interpretato la legge decidendone l’applicazione retroattiva.

Il risultato fu l’esclusione dall’elenco di centinaia di lavoratori che non avevano commesso reati accertati con sentenza passata in giudicato dopo l’entrata in vigore della legge del 2013.

Nel 2017 il dietrofront: furono riammessi nel bacino senza riconoscere loro, però, gli assegni di sostegno al reddito non pagati per tre anni.

L’avvocato Licari: “Riammissione legittima”

In quaranta si sono rivolti all’avvocato Licari che spiega: “La legge regionale n. 8/2017 ha chiarito come le condotte determinanti la decadenza dal bacino dovevano essere solo quelle commesse successivamente al mese di maggio 2013 e per quasi nessuno dei miei assistiti, casellario giudiziario alla mano, tale circostanza si è verificata; con riguardo agli altri, tuttavia, non è intervenuta alcuna sentenza definitiva dalla data di esclusione e fino a quella del reinserimento, ciò legittimando la loro riammissione, anche alla luce del principio di non colpevolezza sancito dall’art. 27 della Costituzione secondo il quale nessuno può essere dichiarato colpevole se non in forza di una sentenza divenuta inoppugnabile”.

Ed ancora, aggiunge il legale, “il giudice ha mutato un orientamento fino a quel momento invalso presso la sezione Lavoro del Tribunale di Palermo e contrario addirittura a quello della Corte d’Appello distrettuale. Probabilmente, si sarebbe dovuto fare un uso più oculato dello strumento normativo, disegnando nel 2014 una legge che non creasse incertezze sulla sua portata applicativa. Si sarebbero così evitate esclusioni illegittime di persone, esseri umani prima ancora che lavoratori, non lasciando nella più profonda disperazione famiglie intere che per tre anni hanno dovuto sbarcare il lunario con enormi sacrifici anche a discapito della propria salute psicofisica”.


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