Ex Province, si cambia: disegno di legge per l'elezione diretta

Ex Province, si cambia ancora: ecco il disegno di legge per l’elezione diretta

Incardinato in commissione Affari istituzionali

PALERMO – Ex Province, in Sicilia si cambia ancora. Una proposta di legge del centrodestra è arrivata in commissione Affari istituzionali all’Ars e punta al ritorno all’elezione diretta dei presidenti dei sei Liberi consorzi e delle tre Città metropolitane, così come per i Consigli. Presidenti e consiglieri dureranno in carica cinque anni.

Il nuovo ddl sulle ex Province

Un ddl snello, composto da sei articoli, che va ad interrompere l’iter che avrebbe dovuto portare alle elezioni di secondo livello il 15 dicembre, con sindaci e consiglieri comunali chiamati a dare attuazione alla legge voluta dall’allora governatore Rosario Crocetta. Salta, quindi, anche la norma che prevedeva che i sindaci delle tre Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) fossero anche presidenti dell’ente di area vasta.

Il centrodestra e le ex Province

Troppo complicato il puzzle da comporre nel centrodestra, dove da qualche settimana era scattato l’allarme sul rischio di ingovernabilità della coalizione nei territori. Sindaci e consiglieri comunali avrebbero avuto mani libere nel chiudere accordi trasversali. Il centrodestra per ben due volte si è seduto attorno a un tavolo per trovare la quadra su candidature unitarie di coalizione, ma ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di governare certi fenomeni.

Che qualcosa nel centrodestra si muovesse era chiaro anche al Pd. Dubbi sulla reale volontà dell’attuale maggioranza all’Ars di andare alle elezioni di secondo grado nelle ex Province erano stati espressi nel corso della Direzione regionale dei democratici, andata in scena sabato. A mettere in guardia sulle indiscrezioni provenienti dallo schieramento avverso era stato il segretario provinciale di Trapani Domenico Venuti.

“Ma per bloccare tutto serve una legge”, aveva obiettato Antonello Cracolici. E la proposta di legge, di fatto, era in gestazione. ‘Disciplina degli organi di governo degli enti di area vasta e per l’elezione diretta dei loro componenti’, è il titolo del ddl giunto incardinato oggi prima commissione all’Ars dal presidente Ignazio Abbate. Ci sarà tempo fino a lunedì per gli emendamenti, martedì l’esame del ddl. La proposta porta la firma dei deputati Caronia (Lega), Assenza (FdI), Pace (Dc), Pellegrino (FI) e Castiglione (Mpa), oltre che di Abbate (Dc).

Il disegno di legge, però, dovrà trovare una corsia preferenziale all’Ars. Il decreto che fissava le elezioni di secondo livello era già stato emanato e così era partito il countdown per il 15 dicembre. Il Parlamento, che nel frattempo è alle prese con la manovra da oltre 350 milioni di euro e con la Finanziaria 2025 all’orizzonte, dovrà accelerare i tempi.

Il disegno di legge sulle ex Province

Il ritorno all’elezione diretta, a suffragio universale, degli organi di governo dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane è all’articolo 1 del ddl, che si richiama addirittura ai principi sanciti dalla Carta europea delle autonomie locali firmata a Strasburgo nel 1985.

L’articolo 2 disciplina la vita e gli organi di governo dei Liberi consorzi (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa). In questi casi il numero dei componenti della Giunta, incluso il presidente, sarà pari a un terzo di quello dei componenti del Consiglio. La stessa regola varrà per la Città metropolitana. Prevista una quota minima di genere: “Nessuno dei due sessi – si legge – può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento”. Introdotta anche l’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere del Libero consorzio.

I consigli dei Liberi consorzi

La legge classifica anche la grandezza delle assemblee dei Liberi consirzi. In quelli con popolazione fino a 400mila abitanti (Enna, Ragusa e Caltanissetta) i componenti saranno 25, mentre per le province con popolazione superiore a 400mila persone (Trapani, Agrigento e Siracusa) il numero sale a 30. Per quanto riguarda la giunta della Città metropolitana, la presenza di genere è affidata a una formula decisamente vaga: “La giunta è composta in modo da garantire la rappresentanza di entrambi i generi”. Anche in questo caso la carica di assessore metropolitano sarà incompatibile con quella di consigliere.

Consiglieri e quote di genere

A Palermo e Catania, province con oltre un milione di abitanti, i consiglieri saranno quaranta. A Messina il numero scende a 35. Le quote di genere sono presenti nelle liste elettorali per i consigli dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. “Nessun genere – si legge – può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei componenti della lista”.


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