Riforma-flop e lavoratori in bilico | Corteo e incontro con Ardizzone - Live Sicilia

Riforma-flop e lavoratori in bilico | Corteo e incontro con Ardizzone

La manifestazione è in programma a Palermo, con il concentramento alle 9,30 in piazza Marina, davanti al teatro Massimo. Da lì muoverà il corteo che si snoderà fino all'Assemblea regionale, dove si terranno i comizi dei rappresentanti sindacali regionali.

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PALERMOEra stata salutata come la riforma che avrebbe cambiato la storia alla Sicilia. Ma dopo due anni, quella riforma non esiste ancora. Se si esclude ovviamente il cambio di denominazione: da Province a Liberi consorsi. Anzi, a mutare, nello scacchiere dei cosiddetti “enti intermedi” è anche l’identikit degli organi di governo. Addio ai vecchi presidenti, alle vecchie giunte e ai vecchi consigli provinciali: nella primavera del 2013 arriveranno nove commissari.

Una scelta necessaria, per poter lavorare alla riforma vera e propria. Quella che, dopo aver creato il nuovo ente, lo riempisse di funzioni e prerogative. E lì si ferma tutto. Tranne, ovviamente, la rotazione dei commissari i cui mandati “scadevano” insieme ai limiti di tempo che il governo fissava per l’approvazione definitiva della norma: ottobre 2014, poi marzo 2015 (quando è giunta la clamorosa bocciatura dell’articolo 1 della legge, e quindi dell’intrero testo), quindi luglio.

E nel frattempo, la legge circolata nelle commissioni dell’Ars ha cambiato via via volto. Finendo per non somigliare per niente a quella iniziale. Quella che prevedeva, ad esempio, il referendum per l’eventuale transito di un comune da un libero consorzio a un altro. E qualche Comune quel referendum l’ha anche celebrate. Probabilmente invano. Visto che oggi lo schema a cui si è giunti altro non è che una riedizione aggiornata del vecchio sistema-Provincia: sei liberi consorzi più te città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) al posto delle vecchie nove Province.

A rimanere nel guado, però, sono soprattutto loro: i lavoratori. Per i quali non si conosce il futuro. La nascita del nuovo ente, infatti, avrebbe dovuto tradursi anche con una ridistribuzione delle competenze. E delle relative mansioni. Alcune dovevano passare dalla Regione al Consorzio, altre dal Consorzio ai Comuni. Ma ancora, su questo tema, è dibattito. “Ma adesso basta – ha detto oggi il presidente Ardizzone – se non si approva subito la riforma è meglio sciogliere l’Assemblea”. Il rischio infatti è quello di vedersi sottrarre, in assenza  di una riforma compiuta, risorse dallo Stato centrale. “Il rischio – ha proseguito Ardizzone – è il dissesto delle ex Province”. Anche per questo i sindacati e i lavoratori dell’ente chiedono chiarezza. E saranno ricevuti proprio domani da Ardizzone: “Un fatto irrituale – commenta il presidente dell’Ars – visto che l’interlocutore dovrebbe essere il governo. Ma quest’ultimo forse non viene considerato attendibile, affidabile”.

Scenderanno quindi domani In piazza i dipendenti delle ex Province per lo sciopero proclamato dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e dall’autonomo Csa. La manifestazione è in programma, a Palermo, con il concentramento alle 11.00 in piazza Marina. Da lì muoverà il corteo che si snoderà fino in piazza del Parlamento, sede dell’Assemblea regionale, dove si terranno i comizi dei rappresentanti sindacali regionali. A seguire, come detto, l’incontro chiesto dai sindacati, tra una delegazione di vertici delle organizzazioni dei lavoratori e il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. “La politica la smetta di litigare sulla pelle dei dipendenti delle ex Province. Faccia presto. Entro luglio, prima della pausa estiva, completi la riforma degli enti di area vasta”, dice il segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo, alla vigilia dello sciopero.

“Le beghe politiche non portano da nessuna parte. Seimila persone in Sicilia attendono una legge di riforma chiara su servizi alla collettività, risorse e personale dei liberi consorzi di Comuni e delle città metropolitane”, aggiunge Milazzo. Il disegno di legge che dovrebbe assegnare funzioni e competenze ai Liberi Consorzi, al momento, è fermo all’Ars dopo la recente bocciatura dell’articolo 1 e la Sicilia, che sul terreno della riforma s’era mossa prima dello Stato, pare immobile, inghiottita dal pantano. La conseguenza, sostengono alla Cisl, è che senza una legge che disciplini le nuove realtà istituzionali, “il caos esplode”. Oltretutto, “le nuove città metropolitane – osserva Milazzo – sono soggetti attuatori di spesa Ue. Ma senza la legge che le istituisce, chi spende le risorse che l’Ue assegna a questi enti?”. Ma il fronte caldo, per il sindacato, è quello dei lavoratori: “La guerra tra partiti e dentro i partiti ci porta nel baratro sociale”, denuncia il segretario Cisl. Perché “senza le nuove norme, ad aumentare di giorno in giorno è il rischio mobilità per i lavoratori. E quanto alle Partecipate provinciali, a prendere concreta forma – incalza – finirebbe con l’essere lo spettro della liquidazione”. A dare voce alla preoccupazione Cisl, anche Gigi Caracausi, segretario della Fp Cisl Sicilia (la funzione pubblica), per il quale “se non arriva la legge, già a settembre i precari delle ex Province potrebbero trovarsi con la lettera di licenziamento in tasca. I dipendenti in organico a loro volta scivolerebbero nella mobilità che, come si sa, è l’anticamera della perdita del lavoro”.

“La situazione in cui versano i dipendenti delle ex Province diventa disperata, lo sciopero di domani è un ulteriore segno che la politica regionale al momento è totalmente assente. L’Assemblea regionale siciliana deve entro luglio legiferare al fine di evitare che i precari vengano licenziati, e che i servizi fino ad oggi resi dalle Province vengano a cessare con l’accentuarsi di disservizi all’utenza e la perdita di posti di lavoro di tutti gli attuali dipendenti. Questa situazione plumbea rischia di portare nell’incertezza il futuro di migliaia di lavoratori”. Lo afferma Giuseppe Cassarino, Segretario Regionale del Csa. Il sindacato, prendendo atto della iniziativa nata dalle Rsu delle 9 ex province regionali, da subito si è attivato con delle assemblee promosse nei territori insieme ai sindacati confederali.


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