Ex Province, partono le diffide |Sindacati contro il governo - Live Sicilia

Ex Province, partono le diffide |Sindacati contro il governo

I segretari di Cgil, Cisl e Uil Pagliaro, Milazzo e Barone

Domani incontro tra i sindacati e gli assessori Miccichè e Lantieri. "Chi ha legiferato così è stato irresponsabile".

Enti locali
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PALERMO – Stanno partendo da cinque ex Province le diffide dei dipendenti al governo regionale. A siglarla centinaia di funzionari dei liberi consorzi di Ragusa, Caltanissetta, Enna e delle città metropolitane di Palermo e Messina. I dipendenti insorgono paventando il rischio che non si arrivi in tempo ad avviare i processi di mobilità e ricollocazione del personale entro la data del 31 dicembre 2016. La situazione degli enti d’area vasta – che versano in condizioni finanziarie critiche – è sempre più scricchiolante, dopo che ieri si è appreso del rischio di una nuova impugnativa della legge regionale da parte del governo nazionale.

I sindacati sono in allarme. Domani pomeriggio a Caltanissetta le sigle di Cgil, Cisl, Uil e Csa della funzione pubblica incontreranno gli assessori regionali Luisa Lantieri e Gianluca Miccichè. I sindacati sono più che allarmati: “I dipendenti e, soprattutto, i cittadini – si legge nella nota sindacale che annuncia l’incontro di domani – desiderano che vengano ripristinati, in toto, i servizi che l’Ente ha erogato e che, in parte, non può erogare più per mancanza di risorse economiche. I dipendenti, insistiamo nell’asserire che l’Ente (ex Provincia o Libero Consorzio che dir si voglia), se ha le risorse finanziarie adeguate, è vivo, vitale e pieno di lavoratori che hanno maturata un tale esperienza da costituire un patrimonio che non può e non deve perdersi.”

In ballo c’è il destino dei circa seimila dipendenti delle ex Province. In alcune si sono cominciati a registrare ritardi nel pagamento degli stipendi. A complicare le cose l’ultimo capriccio siciliano che ha visto il governo e l’Ars tirare dritto sulla norma che, diversamente dalla legge Delrio nazionale, non prevede che il sindaco del comune capoluogo sia anche automaticamente il sindaco della Città metropolitana. “Era assolutamente annunciato che ci sarebbe stata un’impugnativa. Chi ha legiferato in questo modo è stato irresponsabile. Adesso la trattativa con Roma per avere i soldi per le Province si allunga. Il ceto politico siciliano se n’è infischiato per un semplice dispetto”, attacca Claudio Barone, segretario della Uil. “Invitiamo a smetterla e a legiferare in maniera conforme alla legislazione nazionale e alle decisioni della Corte costituzionale. Facciamo leggi tanto belle che solo noi lo capiamo… La smettano”.

“A questo punto il governo regionale appare sprovveduto. Non si può ipotizzare di operare senza un confronto con il governo nazionale, altrimenti questo diventa un operato diabolico – commenta il segretario generale della Cisl Mimmo Milazzo -. Qui il rischio è che i servizi per i cittadini vengano meno. Entro settembre si devono assolutamente insediare gli organi di governo, non si può continuare con i commissariamenti. Abbiamo ex Province commissariate, camere di commercio commissariate, Iacp commissariati: questo accaparramento di poltrone da parte del governo regionale deve finire”.

Va giù duro il leader della Cgil siciliana Michele Pagliaro: “Ancora una volta ciò che prevale nel governo e nel parlamento è l’inettitudine e l’incapacità di risolvere i problemi. Siamo di fronte a una politica che si arrocca su velleità elettorali a discapito dei servizi e del lavoro. E penso anche ai problemi relativi al Patto per il Sud. Siamo nel solco dell’impasse che ha coinvolto tutte le misure di questo governo. Non è un caso che scenderemo in piazza unitariamente con Cisl e Uil il 7 maggio contro l’inerzia del governo regionale. È doveroso far un bilancio, che è senz’altro negativo, di questo marasma”.

Sugli scudi anche l’Anci: “Ancora una volta lo stato di calamità istituzionale della Regione viene evidenziato e confermato  dalla ennesima impugnativa di una legge regionale – dichiara Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia – e i cittadini siciliani subiscono le conseguenze di una riforma annunciata tre anni fa e che ha soltanto prodotto commissariomania e cancellazione di servizi con disastrosi dissesti finanziari. Adesso ci attendiamo finalmente che la Regione possa varare un quadro normativo definitivo”.

 


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