PALERMO – Un incontro per ascoltare e coinvolgere il territorio siciliano all’interno di un piano di progettazione partecipata che “oltrepassa gli aspetti commerciali” e consente di “far rinascere l’immagine del Paese” in vista dell’Expo 2015, l’esposizione universale della ‘green economy’ che si terrà a Milano e a cui hanno aderito, ad oggi, ben 139 nazioni. Si è tenuta oggi, presso i Cantieri culturali della Zisa, la quarta tappa del tour per la costruzione dell’immagine del Padiglione Italia. E così dopo aver toccato le città di Fabriano, Ferrara e Vercelli, il seminario di coinvolgimento delle eccellenze territoriali italiane ha fatto tappa in via Paolo Gili, a Palermo, città considerata il ‘focus’ dell’Isola.
“L’Italia si sta rivelando l’unico paese europeo in grado di organizzare un’esposizione universale – sono state le parole di Roberto Arditti, direttore degli affari istituzionali di Expo 2015 -. Siamo un paese a cui il mondo guarda con interesse e simpatia. Abbiamo tanti difetti, è vero, soprattutto la tendenza tutta nostrana di dire male delle cose che facciamo. Quella di oggi però è una data fondamentale, un piccolo tassello che va ad aggiungersi alla creazione di un progetto meraviglioso e unico”.
I seminari, aperti a tutti, diventano così una ghiotta occasione per esporre degli schemi mentali, delle direttrici secondo cui le regioni possono esprimere la loro particolarità: “L’Italia possiede quattro grandi potenze – spiega Cesare Vaciago, direttore generale di Padiglione Italia -, che sono il turismo coniugato col panorama, la gastronomia legata all’agroindustria, il borgo coniugato alla qualità della vita e la moda associata alla tecnologia”. “Siamo nel nuovo secolo, dentro una crisi profonda – aggiunge Aldo Bonomi, direttore di Aaster -, nell’Expo 2015 il concetto fondamentale sarà quello del limite. Bisogna quindi mettere in mezzo la dimensione del nostro paese, rappresentarlo, valorizzarlo e credo che la Sicilia abbia molto da dire, molto da rivelare, molto da proiettare in questo progetto”. A fargli eco anche Giuseppe De Rita, presidente del Censis: “Gran parte della cultura siciliana è attenta all’incrocio tra industria, agricoltura e turismo, tra agricoltura e città intermedie, quindi dobbiamo far risaltare questo interesse, e vedere di ‘sceneggiare’ la presenza della Regione all’interno dell’esposizione”.
Un modo per “nutrire il pianeta rimandando alla terra” dunque. E sono proprio il ritorno alle origini, la cultura del cibo, lo stretto legame tra prodotto e territorio, i punti clou emersi nel corso del seminario. “Il cibo viene dalla terra – ad intervenire sul palco nel corso del seminario è Dario Cartabellotta, assessore regionale all’Agricoltura -. La Sicilia non è compatta, è mischiata, cangiante e contraddittoria. La Sicilia è una e sono tante e la capacità di Expo deve essere proprio la valorizzazione della terra in un momento in cui essa viene abbandonata. Bisogna far emergere l’idea che un prodotto è legato prima di tutto al territorio e non vederlo solo come un oggetto industriale”.
L’evento inoltre, a detta dell’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri, rappresenta un’opportunità da sfruttare al massimo “per costruire ciò che in Sicilia è mancato per troppo tempo”, ossia la possibilità di fare marketing territoriale ed espanderlo, poi, a livello internazionale. “Noi, giornalmente, ci muoviamo con il territorio – conclude la Vancheri -. Dobbiamo integrare questa possibilità, creare un brand e collegarlo al network. Abbiamo già iniziato a lavorare, a sognare, a costruire, a cercare il modo migliore per incardinare le nostre attività all’interno di quest’iniziativa”. La speranza dei rappresentanti di Expo è quella di arrivare a Natale con una seduta della conferenza Stato-Regioni dove “l’impianto della mostra viene discusso e approvato e poi, iniziare a lavorare sul serio per realizzare l’esposizione”.