Onorevole come papà |Ecco i politici "figli d'arte" - Live Sicilia

Onorevole come papà |Ecco i politici “figli d’arte”

Sabato esce in edicola il nuovo numero di "S". Dalla rivista anticipiamo un articolo dedicato ai "figli d'arte" in politica: Toti Lombardo non è il primo a scendere in campo. Ecco una breve storia della "politica come eredità". A partire da due presidenti della Regione.

Anticipazione da "S"
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3 min di lettura

PALERMO – Non solo Toti Lombardo. La prassi dell’“ereditarietà” delle candidature è un vecchio vizio della politica: dal dopoguerra a oggi i “figli (o fratelli) d’arte” hanno trovato ampio spazio nelle cronache politiche, con risultati alterni. C’è un caso su tutti a testimoniare il successo: ma la storia di Piersanti Mattarella, diventato presidente della Regione dopo aver calcato le orme del padre Bernardo, è più la vicenda di una stirpe di politici, nella quale si sono distinti anche Sergio, fratello di Piersanti ed ex vicepresidente del Consiglio, e un altro Bernardo, figlio di Piersanti e attuale deputato regionale. Analogo ragionamento si può fare per Giuseppe La Loggia: l’ex presidente della Regione era figlio di Enrico, uno degli autori dello Statuto, e padre di un altro Enrico, ex ministro e oggi presidente della Bicamerale per il Federalismo. Parlando di stirpi politiche è il caso di citare anche Francesco Musotto: il nonno, che si chiamava a sua volta Francesco, fu prima deputato per il Pnf e poi Alto commissario della Regione, scelto dagli Alleati, nell’immediato dopoguerra, mentre il padre, Giovanni, fu deputato per il Psi negli anni Settanta.
Angelo Bonfiglio, invece, riuscì addirittura a superare il padre Giulio: se quest’ultimo era stato presidente dell’Ars, il primo si è seduto sia sullo scranno più alto dell’Assemblea regionale che sulla poltrona di presidente della Regione. Bazzecole, in confronto a quello che è riuscito a fare Angelino Alfano: il diminutivo contenuto nel nome dell’ex ministro, infatti, è dovuto alla quasi omonimia con il padre Angelo, ex vicesindaco di Agrigento surclassato da un figlio diventato ministro della Giustizia e leader del partito più rappresentato in Parlamento.
Un discreto successo è toccato senz’altro anche a Francesco Scoma: il padre, Carmelo, fu sindaco di Palermo alla fine degli anni Settanta, e lui, all’Ars da 4 legislature, è stato due volte assessore regionale. Come lui è stato deputato e assessore David Costa, figlio del deputato del Psdi Vincenzo. All’Ars, e poi anche con un assessorato, è approdato anche Massimo Grillo, figlio dell’ex maggiorente democristiano Salvatore e suo “erede”.
In Parlamento, ma in questo caso nazionale, è approdato anche Alberto Alessi, figlio del primo presidente della Regione, Giuseppe: alla Camera Alessi jr rimase per tre legislature, a cavallo fra la fine della Prima e l’inizio della Seconda Repubblica. Come lui è stato a lungo parlamentare, e poi anche sottosegretario, l’attuale segretario regionale dell’Udc Gianpiero D’Alia, figlio dell’ex deputato democristiano Salvatore. Nel Messinese, e fra gli eredi della Dc, D’Alia non è l’unico: l’ex sindaco della città dello Stretto Francantonio Genovese, oggi deputato nazionale, è figlio del senatore Luigi, che era compagno di corrente di Giuseppe Germanà, che ha lasciato in eredità lo scranno al figlio Basilio. Spingendosi un po’ più a sud, a Catania, un altro figlio d’arte è Filippo Drago, parlamentare dal 2001 al 2006 e oggi sindaco di Acicastello, dove ha raccolto l’eredità del padre Nino, più volte sottosegretario negli anni Settanta e Ottanta.
Un seggio in Parlamento, in tempi più recenti, è toccato anche a Daniela Cardinale: ma la figlia dell’ex ministro Salvatore, eletta col “porcellum”, non si è mai misurata con le preferenze. Lo stesso vale per un “fratello d’arte”: Angelo Lombardo, fratello minore di Raffaele e dunque zio di Toti, siede attualmente alla Camera per la prima volta. Estendendo l’elenco ai fratelli, però, possono essere raccontate molte altre storie: una su tutte è quella di Pasqualino Mannino, fratello dell’ex ministro Lillo eletto all’Ars prima che Tangentopoli travolgesse la Democrazia cristiana. Meno fortuna ebbe invece il figlio di Lillo Mannino, Toto: candidato alla Camera nel 2001 col proporzionale nella lista del Ccd, mancò l’elezione per il risultato sotto le aspettative ottenuto dal suo partito. Non sempre la genetica premia con un seggio.


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