Falcone avrebbe orrore | dei censori di Miccoli - Live Sicilia

Falcone avrebbe orrore | dei censori di Miccoli

Hanno detto di noi. Pierluigi Battista sul 'Corriere' scrive: Falcone avrebbe avuto ribrezzo non delle parole sconsiderate di un ragazzotto privo dei passaporti culturali rilasciati dalla corte dei vigilantes della purezza linguistica, ma della spietatezza grottesca dei suoi supponenti censori.

«Io so». «Io so», senza averne le prove, che la stragrande maggioranza delle persone si abbandonano talvolta nelle telefonate private a sciocchezze, vanterie, bugie, scurrilità, sgrammaticature, panzane. «Io so» che in una conversazione privata si dicono cose che in pubblico non si direbbero mai. «Io so», che non è reato cedere a qualche idiozia verbale mentre si parla al telefono. E che la spocchia con cui si sono accaniti su Fabrizio Miccoli, il calciatore reo di aver detto al telefono un’idiozia assoluta sul giudice Falcone per fare il gradasso con un poco di buono, appare come una schiuma disgustosa, un linciaggio insensato che fa perdere a chi vi partecipa ogni decenza pur di far parte del branco degli odiosi raddrizzatori del «legno storto» dell’umanità.

Solo in un Paese che ha smarrito ogni senso del diritto, della giustizia, del buon senso, della «pietas», di quel modo elementare di considerare le persone non dal pulpito su cui si pavoneggiano i poliziotti del pensiero e del linguaggio, solo in un Paese così, solo in Italia insomma, passa come una cosa normale la barbarie di una conversazione privata carpita e buttata in pasto all’opinione pubblica. Solo in Italia, insieme ad altre dittature bananiere o petrolifere, un apparato mostruoso di intercettazioni telefoniche distrugge l’immagine e la reputazione di un ragazzo che sa tirare a calcio e che si fa bello al telefono atteggiandosi a sbruffone sulla memoria del giudice Falcone, ma che non risulta nemmeno indagato.

Solo in Italia si è alzato il coro di chi ha tuonato per una punizione severa del calciatore nemmeno indagato ed è rimasta silente la pattuglia dei garantisti, intimiditi dalla protervia senza pari di chi si avventa su uno sprovveduto per dimostrarsi meritevole del certificato di soldato disciplinato al servizio del Bene.

«Io so», senza averne le prove, che l’eroe Falcone avrebbe avuto ribrezzo non delle parole sconsiderate di un ragazzotto privo dei passaporti culturali rilasciati dalla corte dei vigilantes della purezza linguistica, ma della spietatezza grottesca dei suoi supponenti censori. Falcone era un eroe, ed era un garantista. Non avrebbe approvato la mostrificazione di un calciatore le cui chiacchiere telefoniche sono state esibite come un crimine mentre avrebbero dovuto restare riservate. Il confine della riservatezza è ormai stato devastato. Una chiacchiera al telefono, per quanto farcita di espressioni deplorevoli sul piano pubblico, dovrebbe godere delle tutele che la stessa Costituzione, all’articolo 15, ha riconosciuto come inviolabili.

Ma la Costituzione viene manipolata secondo le convenienze da chi ne fa un uso spregevolmente di parte. Viene esaltata o ignorata a giorni alterni e certo non viene invocata per difendere un ragazzaccio colpevole di essersi arricchito senza cultura. «Io so»: meglio lui, dei sepolcri imbiancati.


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