Falsi braccianti agricoli | per incassare la disoccupazione - Live Sicilia

Falsi braccianti agricoli | per incassare la disoccupazione

Un'azienda senza mezzi nè terreni stipulava falsi contratti a 130 lavoratori, che in questo modo incassavano le indennità dall'Inps. La frode, che ha portato a un danno di seicentomila euro per le casse del'istituto di previdenza, è stata scoperta dalla guardia di finanza di Siracusa.

Melilli
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MELILLI (SIRACUSA) – Sotto il profilo formale erano tutti braccianti agricoli, ma in realtà percepivano illecitamente i sussidi di disoccupazione. E’ la colossale truffa all’Inps scoperta dalla guardia di finanza di Siracusa, insieme con gli uomini del dal Nucleo speciale Spesa pubblica e repressione frodi comunitarie di Roma. Denunciate 130 persone, che risponderanno dei reati di truffa e di falso materiale. La mente dell’organizzazione era un imprenditore nativo di Tortorici, in provincia di Messina, ma da anni residente in Villasmundo (frazione di Melilli), 45enne, con precedenti. L’uomo, servendosi di un’impresa agricola fantasma, creata al solo scopo di certificare assunzioni e giornate lavorative fittizie, riusciva così ad ottenere e far elargire l’indennità di disoccupazione agricola a centinaia di finti lavoratori, tutti compiacenti.

Il danno per le casse dell’Inps è di circa 600mila euro. L’indagine, denominata “Fauno 2”, si è sviluppata attraverso diversi cotrolli nelle sedi Inps delle province di Siracusa, Messina, Catania, Enna e Palermo, oltre che a numerosi sopralluoghi sui terreni agricoliricoli. In questo modo la guardia di finanza ha accertato l’esistenza di un’azienda solo cartolarmente costituita, ma di fatto “inesistente”: non esistevano, infatti, strutture operative, terreni in coltura, mezzi agricoli, libri e registri contabili.

L’imprenditore presentava all’Inps una falsa documentazione relativa a fittizi rapporti di lavoro agricolo: in questo modo consentiva l’incasso dell’indennità di disoccupazione agricola e la copertura contributiva. Gli investigatori parlano di un “pactum sceleris stretto tra la mente dell’organizzazione e i falsi braccianti compiacenti”. L’impresa era riuscita a bypassare la prima fase di controllo dichiarando di essere una cosiddetta “azienda senza terra” (formula normalmente utilizzata nei casi in cui la raccolta di ortaggi ed agrumi avvenga per conto terzi): in realtà realizzava contratti fasulli di affitto di terreni, in alcuni casi stipulati addirittura con persone defunte o non più proprietarie o, addirittura, ignare di tutto.


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