Falso, truffa e peculato |A giudizio il notaio Ciancico - Live Sicilia

Falso, truffa e peculato |A giudizio il notaio Ciancico

Vincenzo Ciancico, ex presidente dell’Ordine dei notai, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di falso, truffa e peculato. Il Gup, Francesca Cercone, ha accolto la richiesta avanzata dal Pm Barbara Tiziana Laudani che ha delegato le indagini alla Guardia di Finanza guidata da Francesco Gazzani.

Truffe milionarie a professionisti
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Vincenzo Ciancico, ex presidente dell'Ordine dei notai di Catania

CATANIA – Dovrà presentarsi in Tribunale da imputato il notaio Vincenzo Ciancico, tra i più ricchi e insospettabili professionisti di Catania. Il Giudice dell’udienza preliminare, Francesca Cercone, lo ha rinviato a giudizio stamattina per falso, truffa e peculato. E’ stata accolta per intero l’ipotesi accusatoria avanzata dalla Procura etnea, rappresentata dal Pm Barbara Tiziana Laudani. Respinta, invece, la richiesta di proscioglimento per il reato di peculato proposta dal legale di Ciancico, Giovanni Grasso. “Non è ravvisabile il concorso della fattispecie in esame con quella di truffa” ha detto ieri mattina durante le repliche della difesa, richiamandosi ad una sentenza emessa nel 2008 dalla Corte di Cassazione.  Il Gup ha anche ammesso al processo 9 parti civili, tra cui sette privati cittadini e due aziende. Si tratta del gruppo Auchan e della Palmeri costruzioni Spa di Catania.

La copertina del mensile "S" che ha dedicato uno speciale al notaio Ciancico

Sono solo alcune delle 64 parti offese individuate l’anno scorso nell’indagine della Guardia di Finanza di Catania, guidata dal colonnello Francesco Gazzani. Sotto la lente di ingrandimento è finito un sistema di liquidazione delle imposte che, secondo l’accusa, avrebbe consentito in due anni a Vincenzo Ciancico di intascare 959 milioni di euro versati dai clienti e destinati all’erario. I contratti sotto esame sono 40. Tutti riportano numeri di repertorio diversi nell’atto originario e nella copia trasmessa. “All’Agenzia delle Entrate- ha spiegato durante la requisitoria il Pm Laudani- andavano copie telematiche dei contratti, in cui veniva apposta una clausola che permetteva al cliente l’accesso a regime fiscale agevolato”. Ma di queste clausole non c’era traccia negli atti originari stipulato dal notaio e gli importi previsti per le imposte finivano direttamente in un conto corrente intestato a Ciancico e alla moglie. “Il notaio- ha concluso il Pm- non versava la differenza delle somme appropriandosene indebitamente”.

I clienti, invece, finivano messi in mora per aver fatto uso illegittimo di regime fiscale agevolato. L’ipotesi del peculato, contestato a Ciancico nella sua veste di pubblico ufficiale, era stata smentita dal tribunale del Riesame, in occasione della scarcerazione del notaio dagli arresti domiciliari.

Ora viene riproposta dalla Procura. “C’è stata- ha detto il Pm- l’ulteriore determinazione del notaio ad appropriarsi della somma dei soggetti offesi, clienti e pubblica amministrazione”. Accusa che si aggiunge a quella di aver falsificato atti pubblici e di “aver fatto ricorso ad artifizi e raggiri per procurare a sé un ingiusto profitto”. Accuse tanto più gravi se a carico di un uomo come Ciancico. “E’ un pubblico ufficiale assai stimato- ha concluso il Pm Barbara Laudani- in cui il pubblico catanese ha riposto fiducia, demandandogli grandi responsabilità”.

Ciancico sarà imputato dinanzi alla prima sezione del Tribunale di Catania la prima udienza è stata fissata per il prossimo 28 giugno.

Vincenzo Ciancico, leggi l’inchiesta di “S” CLICCA QUI

 


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