Scrive il senatore di Italia Viva, Davide Faraone, sulla sua pagina Facebook: “Come al solito dopo l’esposto è partita la lapidazione sui social. Truppe organizzate lanciatemi addosso dalla “bestia” sovranista hanno cominciato ad insultare violentemente me e la mia famiglia. Ho cancellato solo gli insulti rivolti a mia figlia, gli altri potete leggerli tranquillamente sui miei social. Se loro trasmettono l’odio io mi sono sempre ripromesso di trasmettere amore per cui l’invito è a non rispondere ai loro insulti con altri insulti ma con un grande (segue l’immagine di un cuore, ndr). Buona giornata a tutti voi e teniamo botta”.
Il senatore renziano fa riferimento all’annuncio della sua denuncia contro il leader della Lega Matteo Salvini e il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci per procurato allarme, abuso d’ufficio e diffamazione. “Ho presentato un esposto alla Procura di Agrigento”. Una azione che si inscrive nella storia dell’ordinanza sui migranti del governatore con le successive polemiche.
Purtroppo, non è più possibile sottrarsi alla sozzura degli insulti, specialmente sui social. Le divisioni si sono accentuate. Il momento è difficile e non invita alla calma. E i politici – quasi tutti – sono responsabili di un linguaggio che non va bene, perché non rispetta l’avversario e le sue idee. Lo stesso presidente Musumeci è stato oggetto di offese che travalicano il legittimo diritto al dissenso. Tutto si può combattere con la dialettica, se lo si ritiene non conforme ai propri pensieri – l’ordinanza, l’esposto – senza che ci sia bisogno di forme verbali violente.
Ma, l’insulto a una ragazzina, solo per il suo essere la figlia di un politico con cui qualcuno è in dissenso, è un passo avanti nel degrado. Dunque, l’unica domanda che si può rivolgere a chi fa queste cose, nel caso specifico e non solo, resta uno sconsolato ‘perché?’.