PALERMO – “Oggi è una giornata di sole, c’è un bellissimo gazebo dove firmare per il sì al referendum costituzionale e non è il caso di parlare di Crocetta e del governo siciliano”. Non si parla dunque di politica regionale, eccetto che per una stoccata ai “vecchi politici” del Movimento 5 Stelle. “Non è all’ordine del giorno” per il sottosegretario Davide Faraone, a Palermo per firmare per il referendum costituzionale. Una cautela praticamente d’obbligo dopo che, con un salto in avanti, il ministro Maria Elena Boschi l’ha indicato come possibile candidato dem per le prossime regionali del 2018 e dopo che il nome del renziano Giuseppe Bruno è stato tirato in ballo per le comunali di Palermo 2017.
Una cosa è certa: le primarie si faranno. “Le primarie – spiega il sottosegretario – sono uno strumento coerente alla riforma costituzionale che abbiamo messo in campo. Senza le primarie non ci sarebbe stato Renzi e non ci sarebbe stato il tanto atteso rinnovamento della classe dirigente, per cui è uno strumento che custodiamo bene”.
Per l’appuntamento elettorale del capoluogo siciliano, cominciano già a circolare i primi nomi di possibili portabandiera della coalizione di centrosinistra. Da Giuseppe Bruno per i renziani, appunto, all’uscente Leoluca Orlando per i cracoliciani, a un papabile Francesco Cascio (Ncd) nel caso di una riproposizione dell’alleanza di governo di Roma, passando anche per qualcuno della cosiddetta ‘società civile’. Per il segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli, “tutti quelli che faranno parte della coalizione potranno rappresentare la coalizione stessa purché ci sia un programma comune. Non è una questione di nomi ma di progetto, bisogna superare la logica dei partiti, ma non ho ancora aperto il tavolo sulla coalizione”. Se ne parlerà dopo il referendum.
“Il referendum costituzionale rappresenta uno spartiacque tra la vecchia e la nuova politica. Prima pensiamo a vincere questa partita d’innovazione – aggiunge Faraone – e poi pensiamo a tutto il resto. Fino ad allora mi asterrò dal partecipare a qualsiasi discussione che abbia a che fare con eventuali totonomi. È evidente, comunque, che il Pd non è più un partito marginale nella politica regionale ma è un partito che può vincere qualsiasi appuntamento elettorale in Sicilia”.
Senza paura nemmeno dei grillini. “Non temiamo il Movimento 5 Stelle – attacca il sottosegretario – perché ovunque stia governando, in Sicilia e non, sta dimostrando di essere un disastro, Gela e Bagheria sono esemplari. Anche all’Ars sono diventati i più vecchi politici con il sedere su una poltrona che non vogliono abbandonare in alcun modo. Sono anonimi e conformi a un sistema vecchio di fare politica. Consegnargli la guida di una città sarebbe nefasto per i cittadini”.